Ieri in diretta televisiva Benigni e il canto V dell’Inferno.
Grandioso! Lasciamo la satira, il turpiloquio anche se le parolacce dalla bocca di Benigni sono roselline, sembrano poesie. Grandioso è stato l’entusiasmo autentico, la vitalità agita, l’amore sincero per il Sommo, sia per il poeta Dante che per l’Esistenza tutta. Inno alla vita, inno all’amore, inno all’umana essenza di ogni essere umano. Splendida lectio quando il Sapere subisce siffatta divulgazione. Non ci sono fini è per il piacere di dire di raccontare di affabulare. E l’identicazione di Benigni con questo canto è stata totale, tantrica pensavo, mentre pativa il dolore stesso di Dante e lo voleva rendere condividere persuaderci: efficacia retorica di persuadere di toccare con le parole di generare emozione di distillare sentimento. Dopo averlo chiosato Benigni infine recita il canto ed avviene qualcosa di molto pregiato, qualcosa di raro che accade soltanto se l’energia è zampillante: una trasfigurazione! Benigni è bello è diventato bello, il soma si è trasfigurato, sembra un angelo, ha una radiosità in faccia, è preso nell'emozione, c’è, ha lucidi gli occhi nel chiudere con il cadere come corpo morto cade. È stato struggente, autentico. Rara esperienza di consapevolezza resa in diretta! Stupefacente ma senza droghe, solo e semplicemente con le parole di Dante, con la storia di Paolo e Francesca. Ne sono rimasta molto emozionata.
venerdì 30 novembre 2007
Benigni tantrico
INFERNO CANTO V
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