venerdì 29 febbraio 2008

Torta di Cip e Ciop o torta del bosco


Ingredienti:

100 gr. di farina dolce (di castagne) + 70 gr. di farina 00 + 30 gr di fecola di patate / 2 uova / 150 gr di zucchero / 5 cucchiai d’olio di mais / 1 bicchierino e mezzo di Marsala secco / 4 cucchiai di latte / 1 bustina di lievito per dolci / 200 gr di nocciole al naturale, di provenienza biologica, già prive della pellicina / un cucchiaio di miele di castagno / un po’ di zucchero grezzo integrale Panela.


Con le fruste elettriche ho lavorato le uova intere con lo zucchero ( a regola avrei dovuto solo i rossi e i bianchi fatti a neve) ho unito l’olio di mais e lavorato ancora per un po’, ho aggiunto il marsala e il latte e iniziato a versare le farine, setacciandole con lo spargifarina, prima quella di castagne e poi le altre due infine il lievito. L’impasto risulta liscio ma sodo;

Metto a disciogliere in una padellina antiaderente il miele di castagno e quando fa la schiuma levo dal fuoco e vi calo tutte le nocciole rigirandole in modo che si lucidino;

Verso l’impasto in una tortiera da 20 cm imburrata e infarinata, sopra la superficie adagio con santa pazienza le nocciole lucidate dal miele e non affondano in quanto l’impasto denso le sostiene, nei minuscoli spazi dove affiora il sottostante impasto verso dei granelli di zucchero Panela;

In forno già caldo per 40 min. totali, trascorsi i primi 20’ ad evitare che le nocciole prendano troppo il colore scuro, metto un foglio di alluminio a coprire la tortiera.

Far raffreddare prima di versarla sul piatto torta.

Nb: notevolissima per sapore e gradevolissima per la nota avvolgente piena della nocciola brunita e tostata. Di fascino autunnale boschivo per questo dedicata a Cip e Ciop!

Tagliatelle al sugo di faraona


Una volta cotta la faraona (in tal modo) prelevare i pezzi per ricavarne la polpa, tritarla grossolanamente e ricondurla al sugo di pomodoro da cui proviene e con questo condire le fettuccine.

Faraona in umido di pomodoro

Occorrono:

una faraona già divisa a pezzi / una confezione di pelati di ottima qualità / 1 bicchiere di vino rosso corposo / 1 carota / 1 cipolla bionda di media dimensione / alcune foglie di salvia e d'alloro / 1 peperoncino piccante fresco / abbondante grattugiata di noce moscata / olio d'oliva e.v. / sale/ un pizzico di granulare magro di carne.

Esecuzione:
-mettere a soffriggere le verdure tagliate a pezzettini in un tegame con i bordi alti, nell'olio unitamente alle erbe aromatiche ed al pizzico di granulare di carne;

- appena saranno appassite unire i pezzi di faraona già salati uno per uno e far rosolare da tutte le parti;

- bagnare con il vino rosso e lasciarlo evaporare;
- aggiungere i pelati e far cuocere a tegame coperto ed a fiamma bassa per almeno 60 minuti, aggiungendo se necessario qualche cucchiaio di acqua calda, a cottura già avviata, spargere una abbondante spolverata di noce moscata;

Nb: con alcuni pezzi di faraona disossata e triturata si possono condire le tagliatelle.

giovedì 28 febbraio 2008

Filetto di vitellone chianino



pochi commenti:

-la carne, è ovvio, deve essere molto scelta, con il vitellone di razza chianina non si sbaglia;


- uso due modi efficaci di prepararlo:

1) è la canonica grigliata sulla bistecchiera di ghisa, senza apporre condimento alcuno, cottura a fiamma fortissima e rosolatura delle due superfici ma il cuore lasciato al sangue e nel piatto condito con olio sale e pepe se piace (a me si! prima mi facevo remore sull'uso del pepe, ora lo uso e basta),

2) l'altro modo è anch'esso veloce e di soddisfazione, mettere a scaldare l'olio in una padellina antiaderente, caso mai aromatizzandolo con un paio di foglie di salvia e schiaffarci il filetto, coprire repentino ad evitare schizzi d'olio dappertutto perché la fiamma è forte, appena una superficie è arrostita rigirarlo e coprire ancora, ci vogliono tre, quattro minuti in tutto.

- è d'obbligo un vino rosso da "notevolmente" buono in su.

Nb: il filetto delle foto è preparato nella modalità due.

Terrarepoli, erbe campestri spontanee


Ho ricevuto in regalo questa verdura chiamata terrarepoli, che è stata colta nella campagna di Carmignano. Ho apprezzato il dono che racchiude in sé molte azioni: l'essere andati apposta in campagna, l'atto della raccolta, il tempo fisico occorso, la capatura e ripulitura dai frammenti non commestibili ed infine il lavarle ed asciugarle.

Mi sono limitata ad arricchirla d'un goccio d'olio buono e a manducarla assieme ad una fetta di prosciutto e di pane fresco.

Ho cercato lumi sul termine terrarepoli senza nulla reperire, a me sembrano del tipo delle cicoriette di campo, però non sono per niente amare.

La caratteristica per me più evidente è che sono croccanti o scrocchiarelle che dir si voglia: una verdura fresca croccante, non ho rilevato un sapore particolare ma il fatto della spontaneità e della naturalità me le ha rese pregevoli e nell'assaporarle ipotizzavo benefici di sali minerali e oligoelementi.
nb: in un commento mi viene suggerito di cercare anche come terracrepoli, l'ho fatto ed è spuntato un simpatico documento, eccolo!

Haiku " invisibili "


invisibili
amati papaveri
pronti a nascere

(haiku del 30 marzo 2005)

Haiku " dove stanno ora? "


dove stanno ora?
mancano trenta giorni
ai papaveri

(haiku del 21 febbraio 2006)

mercoledì 27 febbraio 2008

Merluzzo al pomodoro con patate


1) soffriggere solo un attimo nell'olio tre spicchi d'aglio a pezzettini, un peperoncino piccante fresco e quattro foglie d'alloro;
2)aggiungere il pomodoro a pezzettoni (i pelati " o sole 'e napule" nome a parte è un prodotto portentoso, da Marigliano -Na-);
3) unire le patate a tocchetti o fette larghe e portarle quasi a cottura completa;
4) è il momento dei filettoni di merluzzo fresco da lasciar cuocere per pochi minuti;
5) il prezzemolo proprio alla fine prima di spegnere il fuoco

Uovo al tegamino

Un uovo -gigante!- di campagna, olio, fior di finocchio, granellini di sale e un'attesa pregustativa!

Aria di Pasqua. Un raduno di oche ochette gallinelle e paperi

Aria di Pasqua nonostante la piovosetta aria d'oggi e l'oppressione allergica a strani pollini fuori catalogo così per fugare scivoloni nell'irritazione ho dato retta a certi qua qua che quaqueggiavano in cucina e li ho radunati tutt'insieme oche ochette gallinelle e il papero a mezz'aria di nome Giustino.

ps: la parola Pasqua è imparentata con il termine ebraico Pesach il cui significato è passare oltre, tralasciare quindi passaggio ed a proposito ecco le varianti del termine in altre lingue proposte dal tuttologante wiki

Ikebana con un nodo di glicine

Ikebana con sterpo spinoso, foglia secca e foglie finte

sterpo con le spine trovato sulla spiaggia in inverno

Ikebana d'inverno

Oolong tè semifermentato di Formosa

"Oriental beauty"
Il tè semifermentato Oolong di Formosa è una rarità, come nel panorama dei vini c'è un discorso sull'eccellenza, così nel mondo del tè, i conoscitori sanno a cosa corrisponde questa denominazione e questa provenienza.
Nella dicotomia tè/ caffè da sempre sono stata dalla parte del tè ed è stato giocoforza l'interesse e l'attenzione per questa virtuosa pianta. Molti anni fa è stato il tempo della ricerca e della curiosità sui tè, c'è sempre un tempo per le cose che si amano, poi ho allentato la presa e pur avendo radunato quasi una tonnellata di documentazione sull'argomento ho finito per estraniarmi e prender una fisiologica distanza da tutto quello zelo. Restano delle tracce e quelle come stele di Rosetta le tengo in gran considerazione. Nel frattempo c'è stato un affinamento e ciò che una volta -tanto tempo fa!- mi esercitava un'attrazione adesso è lettera morta, ad esempio le forzate aromatizzazioni e per naturale conseguenza sono giunta ad una selezione. Come accade per i vini con le esasperanti e coercitive mode del barricato che rende ruffiano ogni vitigno, così per il tè è necessario arrivare a comprendere il valore della naturalità, dell'integrità e ad apprezzare fortemente il discorso dell'origine, della provenienza e delle procedure manipolative. Infine ti devi fidare perché c'è un fatto oggettivo che è l'importazione. A Firenze c'è un noto importatore ed esperto di cui avere piena fiducia, il quale dagli anni '60 si muove e si orienta sulle vie del tè, lui partecipa alle aste, sceglie, decide i blended ed è aiutato nell'impresa dai suoi familiari. Il suo negozio "La via del tè" collocato in una tipicissima postazione che è quella del mercato di S. Ambrogio, è un punto di riferimento indispensabile ed è appunto il regno di Alfredo Carrai.
 
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