sabato 5 aprile 2008

Anatra all'arancia


È la mia versione dell’anatra all’arancia, che non ho appreso da nessuno ma che ho sperimentato a modo mio.

Ormai sono svariati anni e tale preparazione ha mantenuto il suo fascino e riscuote sempre il suo successo.

Pochi ingredienti ma una fisima di fondo: l’anatra deve essere spellata interamente e chirurgicamente privata di ogni grasso visibile, alla fine di questa operazione lo scarto è davvero notevole.
Una cipolla bionda, tante ma proprio tante foglie di alloro (bucherellate) e le arance, preferibilmente navelinas altrimenti tarocco.

Più dettagliatamente:

si porta l’anatra alla sua nudità essenziale, la si taglia a pezzi ( non è difficile in quanto le ossa sono piuttosto fragili) e la si sala su tutte le superfici;

si fa rosolare in abbondante olio un trito fine di cipolla, vi si adagiano i pezzi d’anatra e li si fa colorire su tutte le superfici, a fiamma medio-alta;

si abbassa la fiamma e si calano le foglie di alloro bucherellate e con aggiunta di sola acqua calda si tira a cottura;

si grattugia la scorza di due arance grandi e si ricava il succo di tre arance, trascorsi una quindicina di minuti dall’inizio della cottura, si comincia ad irrorare con il succo d’arancia e si sparge una metà della scorza grattugiata, dopo aver rigirato i pezzi si completa con la restante scorza;

si prosegue la cottura aggiungendo tutto il succo d’arancia e se ancora necessario un po’ d’acqua calda;

quando il sughetto è diventato una salsa abbastanza ristretta vuol dire che è già passata una buona ora di cottura (ma il tempo occorrente può essere anche di un’ora e un quarto);

a fiamma spenta si lascia stufare l’anatra nel suo tepore indi senza più indugiare si dà inizio alla danza manducatoria!

Nb:
ci sta bene un qualsiasi ottimo vino sia bianco che rosso, perfetto a mio giudizio è pasteggiarla a Champagne;

l’unica variante che ho apportato è stata l’aver messo nella rosolatura della cipolla anche un pizzico di noce moscata ed un pizzico di cannella in polvere, aggiunta che non ha sortito effetti sensibili in quanto nel lungo tempo di cottura gli aromi sono evaporati per cui per poterli pienamente avvertire occorrerebbe aumentarne la quantità.

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