mercoledì 23 aprile 2008

Il pinot nero. Serata all'Enotria
















L’Enotria è un’enoteca e ristorante.
A pieno titolo è un luogo da gradita sosta.
La frequentiamo da tanti anni e con i titolari Maurizio e Gilda c’è quel rapporto d’amicizia quando vieni accolto con la stessa affettuosità anche se vi sei mancato da un po’.

Un posto caro significa familiarità ad un luogo, a persone fidate, e ad una serie di proposte che possono essere vini e cibi di qualità in una bella accoglienza ma è pure l’offerta di una formazione conoscitiva attraverso corsi e tramite esperienze dirette in molteplici occasioni di degustazione.

All’Enotria infatti ho colto alcune opportunità, frequentandovi qualche corso e partecipando, anche se non a tutte a tante serate a tema.

Vi ho fatto incontri che dire interessanti è sfiorare l’ovvietà, incontri decisivi sul registro della conoscenza in tema di cultura e scienza del cibo, ad esempio accostando la dedizione al cioccolato di Mack Domori, che una decina di anni fa abbiamo avuto il piacere di conoscere e credo si trattasse dei primi esperimenti che si inauguravano nella forma della convivialità divulgativa. E poi la conoscenza di alcuni formaggi francesi, di quelli nostri di alpeggio, e i passiti e gli champagne e il bunello ancora mitico e la proficua serata del Sassicaia e prossimamente l’Ornellaia.

Ieri è stata la volta decisiva d’incontrare il pinot nero.
Incontrare non è conoscere ma presentazione è stata fatta e un grande feeling da parte mia è scattato.

Apprendo del pinot nero l’essere un vitigno complesso, difficile a gestirsi ad interpretarsi ed a fruirne, così s’imbastisce una terna di interessati, agronomo enologo consumatore, chiamati ad un faccia a faccia. A me, consumatore al grado di dilettante, il pinot nero piace! subito piaciuto a pelle e a gusto al primissimo approccio, subito simpatico subito captivo.

E avrei voluto nella mia lacuna di una favella tecnica e immaginale dire la mia d’impatto ma le parole quelle e non altre non le avevo non venivano (pensavo a certi sicuri eloquii da battello ebbro) e cercavo per prima cosa una definizione all’opposto del corposo e non mi veniva alcuna luminosa lampante dicitura, Reaper mi aiutava con “evanescente” che sulle prime rifiutavo per riacchiapparlo dopo, evanescente forse ma non è che non ci sia, perché c’è!

In altri termini allora mi vien di dire: è un vino signorile , per significare lo stile di chi non è presenzialista, di chi non s’impone, di chi non arroga e soprattutto non è ruffiano non ti vuole conquistare a tutti i costi, se lo scopri bene altrimenti bene lo stesso! di più specificherei che è da subitanea sintonia, da magico accordo direbbe De Niro, e se non scatta.. nisba, niente da fare, come nelle simpatie come nell’amore come in tutti gli incontri del primo tipo.

Per analogare facendo il paragone con una donna ecco il pinot nero è Marion Cotillard o Isabelle Adjani ma non è la Ferilli e nemmeno Angeline Jolie e assolutamente non ha labbra rifatte e zigomi tirati!

Che forza il paragone con le persone!, anzi non male di proporlo a mo’ d’ intrigante tormentone!

Nel divismo del passato sarebbe Greta Garbo e non Jean Harlowe.
Se fosse un divo d’oggi sarebbe Gabriel Byrne e non Swharznegger!
E divo di ieri, certamente Cary Grant o Gary Cooper ma non Clarke Gable né Rodolfo Valentino!

Post al post:

Dei tre pinot neri proposti alla degustazione:

- PINOT NERO RISERVA SANDBICHLER H.LUN 1840 (ALTO ADIGE)(non ricordo l'annata)
- PINOT NERO PODERE FORTUNA COLDAIA (TOSCANA) 2005
- GEVREY CHAMBERTIN BURGUET GILLES COTE D’OR (BORGOGNA) 2005

i più graditi per me sono stati gli italiani, in special modo il toscano Podere Fortuna Coldaia (valore economico € 30)(il vitigno del pinot nero non va geograficamente sotto la Toscana e l’Umbria),invece l’accreditato pinot nero francese l’ho trovato molto tannico-allappante e nella personale classifica l'ho piazzato al terzo posto.

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