mercoledì 21 settembre 2011
di chi sono i papaveri?
di chi sono i papaveri?
sono del vento e dei campi e della terra e degli occhi e del cuore,
sono di tutti
la domanda mi è sorta per suggestione essendo venuta oggi a conoscenza di una bellissima poesia
"Di chi sono? Io sono dei piovaschi e delle siepi e delle erbe chinate dalla pioggia e della chiara canzone che non gorgheggia, del desiderio che sta chiuso in lei. Di chi sono? Io sono di ogni piccola cosa smussata che mai spigoli ha conosciuto, dei piccoli animali che reclinano la testa, sono della nuvola quando è straziata. Di chi sono? Io sono del timore che mi ha tenuto con le sue trasparenti dita, del coniglietto che in un giardino in penombra esercita il suo fiuto. Di chi sono? Io sono dell’inverno ostile ai frutti e della morte, se il tempo lo chieda, io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta, al posto di una mela ai vermi lasciato in preda."
Jiří Orten
sono i pensieri di un altro, di un poeta a me sconosciuto -che è nato l'anno del mio papà- che sono pensieri miei, anche miei perché davvero questo inconscio collettivo ci nutre tutti, e tutti ci tiene legati a un filo e fili noi stessi ci ingaggia a trame di affinità di sintonia di somiglianza e ci clona persino nei tratti identitari nelle passioni e nei moti d'animo.
E quanto è esaltante ritrovarci! leggere lo stesso libro, essere agitati della stessa passione ci fa sentire meno soli e ci fa bene nel momento in cui ci rende espansi, più aperti, meno autoreferenziali.
La poesia è bellissima. La poetica del chi sono e di chi sono attraversa il cuore poetico di tutti gli umani pensanti, siano John Donne o Emily Dichinson o Giacomo Leopardi o Blaise Pascal o Antonia Pozzi o Cristina Campo o Giacomo da Lentini o William Shakespeare, si tutti. Penso al "Dio delle piccole cose" di Arundhati Rhoy, passano anni e potrebbero scorrere eoni ma l'inquietezza del domandarsi avrà sempre vita finché vita sarà.
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