sabato 19 novembre 2011

Pina di Wim Wenders. Un papavero a Pina Bausch





Visto Pina di Wim Wenders, dedicato a Pina Bausch.

Non è una biografia che Pina non la voleva. Ma un documento sulla danza, un testo scritto visivo e un’immagine scritta sceneggiata.

In 3 D –la mia prima volta del tridimensionale, -che meraviglia, mi son dovuta subito ricredere riguardo alla perplessità pregiudiziale- -ancora una volta prima provare poi giudicare-

Grande magia.

Grandi emozioni zampillano dall’interiorità sollecitata.

Emotiva commovente visione di un documento, storico e poetico sulla danza moderna.
“danziamo danziamo altrimenti saremo perduti” (Pina Bausch)

Provo sensazioni fisiche. Come se le fibre inerti del corpo dimenticato e negletto e trascurato venissero spiritualmente chiamate a risvegliarsi e ad emozionarsi nella visione e nella percezione di quello che un corpo è, di quel che un corpo sa, di quel che un corpo fa, di quel che un corpo trattiene, di quel che un corpo libera, di quel che un corpo manifesta, di quel che un corpo diviene.

La compagnia di ballo di Pina Bausch è in realtà un gruppo di terapia sulle emozioni del corpo, sulla lettura e decodifica e possibile epifania del linguaggio inscritto nella potenzialità di ciascun corpo.

La trama è l’inconscio che diviene conscio. Lo studio è un training di consapevolezza.

I suoi ballerini sono discepoli e discenti e devoti e figli e amici e adepti e cultori.

La qualità del ricordo parlando e raccontando della loro maestra e guida è quella della devozione della riconoscenza della gratitudine e del dolore dell’orfano e dell’elaborazione del lutto per la perdita d’una figura fondamentale di famiglia.

Pina che danza: ci sono pochi momenti in cui Pina balla.

Inquietante in Cafè Muller: angoscia legata agli archetipi e dolore e tristezza e solitudine e incomunicabilità nel senso vero di non poter nominare le cose, caso mai accennarvi, caso mai scimmiottarle, caso mai venirne attraversati, caso mai esserne posseduti ma non possederle né controllarle –ché è una pia illusione pensare di avere una certezza.

I corpi morti, che cadono in abbandoni di morte sono uno stilema ben riconoscibile nella danza della Bausch, eppure in quell’apparenza della morte quanta vivezza deve giocare il corpo! quanta attenzione e concentrazione e padronanza di ogni millimetro di coscienza fibromialgica. Sarà forse il modo di dire che la vita è impregnata di morte o che per assurdo la morte si nutre della vita o che da vivi sembriamo morti e forse da morti saremo vivi? Si è un assurdo lo so, eppure smuove tanto di quel profondo lo stilema del corpo morto abbandonato

e mi è venuto persin di trasalire nel vedere che c’è un movimento che anch’io ho tentato a volte –ma timidamente o comunque senza arrivare al sodo, che è quello di cadere rigidamente come corpo morto cade, solo che non sono mai stata folle al punto di fracassarmi a quindi nel controllo infine del movimento c’è la resistenza vera al fidarsi all’abbandonarsi.

Anche le ballerine della Baush non arrivano fino a terra ci vanno però molto vicine e c’è un partner che le riacchiappa proprio al limite della caduta.

E quanti giochi tra uomo e donna, quanta patologia viene accennata, quanto sostenersi vicendevole in schiavitù e collusione e quanta mortifera accettazione dei ruoli stabiliti.

La danza di Pina Bausch è un racconto della vita, delle paure, delle prigionie e, se anelito c’è, è solo il corpo a suggerirlo, ad osarlo a patirlo.

(impressioni ora di getto ma mi riservo di aggiungerne altre così come si imporranno alla mia elaborazione ricordevole di un film così emotivo e pregnante)-



Luna de Margarita, canzone bellissima danzata nel film Pina, di Wim Wenders,
eccola unitamente alla danza delle emozioni:




Luna de Margarita







Simon Diaz: "Luna de Margarita"



(Simon Diaz è l'autore del brano)


un altro piccolo frammento del film, con sottofondo delizioso, di Caetano Veloso:


Pina - Film di Wim Wenders - Estratto





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