martedì 4 dicembre 2007

I tarallucci: per prima cosa il ripieno







1^ fase, la preparazione del ripieno

L’ingrediente principe è la marmellata d’uva disidratata, per fare la quale ci vuole una zia d’Abruzzo, di vecchia generazione, disposta alla pazienza di far rapprendere sul fuoco l’uva nera da vino privata della buccia e dei semi (beh con la macchinetta del passato di pomodoro), per uno spropositato numero di ore. Dunque uva nera da vino e tempo a iosa. Stop. Una volta ricevuto un regalo di tale rispetto, che si disponga quindi della preziosissima base, questa va arricchita con altri elementi:
- mandorle, in precedenza sbollentate sbucciate tostate ridotte più che a farina a minuzzoli ( funziona all'uopo l’apposito tritatutto a mano);
- cannella senza pietà come mia madre mi rimbrotta che faccio (non usiamo la cannella in polvere ma la stecca spezzettata e triturata);
- cioccolata extra fondente disciolta nel caffè bollente non zuccherato.
L’esito del suddetto mix comporta una consistenza molto rappresa.
Ecco l’insostituibile ripieno dei tarallucci abruzzesi secondo la ricetta di casa mia (tradizione dell’Abruzzo costiero zona di Vasto)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

buoni i tarallucci!
ma il vino?

papavero di campo ha detto...

ciao Dede! il vino certo sempre! tu hai il glorioso barolo, noi il gallonero o il montepulciano d'Abruzzo per irrobustirci il corpo e l'anima!

artemisia comina ha detto...

bono!

 
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