Al sud del sud, prova di gusto con il Chile: questa la serata, andarvi una magnifica idea.
Quando l’energia si smuove si avverte qualcosina nell’aria e appena varcata la soglia ho percepito l’arietta positiva dell’incontro proficuo, ne ricevo conferma da Betti, la garbatissima ed elegante ragazza che ci serve ai tavoli, la quale sorridente ammicca che la serata sarà brillante.
Il menù:
SECRETO SAUVIGNON BLANC 2005, con emigrante salad
CARMENERE RESERVA LA PAPILLA 2005, con pasta con tomates y berenjenas
VIU MANENT SINGLE VINYARD CABERNET SAUVIGNON 2004 vs
DON MELCHOR PUENTE ALTO D.O. 2004 (degustazione coperta cioè un doppio assaggio con le bottiglie bendate!) con tamburello di manzo sul crostone gateau di patate
SEMILLON LATE HARVEST 2003, con mattonella al cioccolato trinitario
Viu Manent è un’azienda cilena dal 1935, la seconda più premiata al mondo nel 2006, si avvale di un giovane enologo neozelandese e della consulenza del rinomato enologo Aurelio Montes, produce il miglior Malbec del Chile, grandissime riserve di Cabernet Sauvignon, Carmenere e Merlot e stupefacenti bianchi base Voigner e Sauvignon blanc.
Nella valle di Colchagua l’azienda dispone di splendidi spazi e di vigne in roccia vulcanica.
Bellezza ed eleganza delle bottiglie ed anche l’award per la grafica delle migliori etichette al mondo.
Tutto ciò ex brochure.
Il bello è che le nostre impressioni concordano pienamente con le autoctone celebrazioni.
Infatti abbiamo con grande piacere potuto degustare dei vini eccellenti, a nostro giudizio e per quanto se ne conosca, superiori ai famigerati vini californiani e/o australiani. Sì non è mai corretto generalizzare paragoni ma così fra noi abbiamo esternato queste impressioni.
L’idea di questo paese di 4200 km fino alla Patagonia, a Rapa Nui, è che sia in un buon momento storico e civile e il ragazzo cileno ospite della serata con genuina passione ci ha voluto comunicare che il suo paese è muy lindo, che accoglie i viaggiatori interessati procurando loro sensazioni uniche e che questo nuovo Chile si rallegra della vida. Un’opinione forse naive ma molto sincera ed emotivamente condivisibile!
Degustazione:
Ho preso appunti!
Il Secreto Sauvignon Blanc all’inizio della prova di gusto è strepitosamente buono!
Viene da casa produttrice ritenuta piccola in quanto sforna solo due milioni di bottiglie l’anno, da 150 ettari di terreno. Un vino sottoposto a lieviti selezionati, staziona per due mesi in tanniche d’acciaio. Ha caratteristiche di freschezza, nota si sapidità (sì accentuata ma gradevole) e grandi profumi (agrumi di certo).
Il mio meditato parere è:
- che sia un ben di Dio
- che mantenga imprigionata la brezza del Pacifico,
- vulcanico, salino, minerale.
E veniamo al Carmenere Reserva La Capilla:
eletto a vitigno simbolo della viticoltura cilena (ricordiamoci tra l’altro alcuni fattori di pregiata importanza, tutte le culture sono filossera free, c’è il deserto, ci sono le Ande, ci sono piante che durano 120 anni, piante che hanno rese molto basse, hanno il Sauvignon gris che è quasi scomparso altrove),
il Carmenere parte dal Bordeaux, uvaggio cabernet sauvignon e petit verdot (uva asparago ha pareti molto fini, matura in ritardo, pochi acini, un’uva che non conviene) le talee del carminere sono state importate prima del 1850, i cui cloni sono rimasti nascosti fino ad anni recenti, ne hanno scoperto 2000 ettari (in Italia esiste solo nel vicentino, l’unico Carmenere lo fa Ca’ del Bosco) ha acini piccoli e quindi il rapporto buccia/polpa è molto intenso, risente di grande escursione, viene dal vigneto Capilla, zona di grafite, ha un gusto sui generis, un impatto molto soggettivo.
Il mio vissuto del Carmenere Reserva:
il primo sorso è decisivo (irripetibile) mi esplode in bocca un invasivo flash di fumo di tabacco di frutti rossi, si espande nella oro-cavità con un supersonico effetto flash il benefico-fragrante d’un liquido benefico-fragrante. Reaper da bravo fedele rimbaudiano prende ad evocare, la subitanea immagine-sensazione è, dice, come infilare tutto il naso in una borsa di cuoio di un hippy di Goa degli anni ’70, e prosegue parlando di puro velluto di una tenda di sipario di teatro, avvolgente, esauriente di profumi naturali, non indotti (così crediamo!) profumi veridici della terra e delle uve, l’alcool pizzica ma è una presa catturante gradita! Ah un grandissimo vino, non c’è ombra di dubbio. Alchemico nettare che trasforma la terra vulcanica cilena in una bevanda misterica, succhi del suolo e la mano dell’uomo e diventa questo nettare qua, una nera ciliegia liquida.
La degustazione “coperta” è un test :
ambedue sono Cabernet Sauvignon 100% in purezza, 14 mesi in botti francesi di rovere, l'uno from un produttore più famoso, l’altro da un produttore emergente,
insomma
il Don Melchor Puente Alto ha tono più cupo, sa di viola appassita, fruttato di frutti rossi, speziato di chiodi di garofano e noce moscata, territorialmente più vicino alla Ande.
Il Viu Manent Single Vinyard, lo stesso in botti francesi, ha una percepibilissima nota balsamica, sa di mentolo, proviene dalla stessa zona del Carminere, ha freschezza e finezza.
A mio parere e gusto piace di più il secondo, il Single Vinyard.
Infine il vino da dessert -che altrettanto confacente sarebbe in abbinamento a piatti di formaggi stagionati- è il Semellon Late Harvest, di 13°, parzialmente muffato, per ¾,
veramente eccellente!
L’imprevisto finale è stata una grappa del 2004, per l’evenienza che il suo produttore Paolo Brunello si sia trovato in quel di Firenze, in visita da Maurizio e amabilmente coinvolto nella serata cilena.
Affabile persona il sig. Brunello ci ha offerto una grappa in purezza di Carmenere. La distilleria di famiglia, una delle più antiche d’Italia, lavora dal 1840 e le generazioni si sono succedute nell’impresa di distillare una grappa di qualità.
Abile illustratore in poche battute ci ha portato nel mondo della grappa raccontandoci di questa vinaccia proveniente da vini dei colli iberici, che si può confondere con il cabernet francese, ha gradi 44 e si colloca in un medio di alcoolicità che va dai 30° circa ai 60°, una distillazione pura secondo il concetto di trasferire nel distillato appunto quel che natura ci dà.
I profumi:
ah una bella storia! Innanzitutto il profumo fresco di erba, poi il sentore di bacche rosse e un po’ la marasca. Attenti a fare delle olfazioni brevissime onde evitare assuefazioni. Una volta in bocca ecco si apre. È venuto poi fuori una cosa che mi riguarda che mi ha molto incuriosito: nelle degustazioni io sento prima i sapori gli aromi e poi l’alcool, in un secondo approccio sento subito l’alcool. Il sig. Brunello mi ha detto che di solito accade il contrario.
Quello che però mi ha completamente spiazzato è che questa grappa l’ho trovata buonissima, molto profumata, gradevolissima. Tutto ciò è assolutamente nuovo per me che non amo le grappe e non le bevo mai, sia perché l’odor di vinaccia non mi piace sia per le altissime gradazioni alcooliche, ma questa volta mi sono dovuta ricredere ed ammettere che quest’esperienza degustativa è stata molto affascinante.
Tutto ciò ex brochure.
Il bello è che le nostre impressioni concordano pienamente con le autoctone celebrazioni.
Infatti abbiamo con grande piacere potuto degustare dei vini eccellenti, a nostro giudizio e per quanto se ne conosca, superiori ai famigerati vini californiani e/o australiani. Sì non è mai corretto generalizzare paragoni ma così fra noi abbiamo esternato queste impressioni.
L’idea di questo paese di 4200 km fino alla Patagonia, a Rapa Nui, è che sia in un buon momento storico e civile e il ragazzo cileno ospite della serata con genuina passione ci ha voluto comunicare che il suo paese è muy lindo, che accoglie i viaggiatori interessati procurando loro sensazioni uniche e che questo nuovo Chile si rallegra della vida. Un’opinione forse naive ma molto sincera ed emotivamente condivisibile!
Degustazione:
Ho preso appunti!
Il Secreto Sauvignon Blanc all’inizio della prova di gusto è strepitosamente buono!
Viene da casa produttrice ritenuta piccola in quanto sforna solo due milioni di bottiglie l’anno, da 150 ettari di terreno. Un vino sottoposto a lieviti selezionati, staziona per due mesi in tanniche d’acciaio. Ha caratteristiche di freschezza, nota si sapidità (sì accentuata ma gradevole) e grandi profumi (agrumi di certo).
Il mio meditato parere è:
- che sia un ben di Dio
- che mantenga imprigionata la brezza del Pacifico,
- vulcanico, salino, minerale.
E veniamo al Carmenere Reserva La Capilla:
eletto a vitigno simbolo della viticoltura cilena (ricordiamoci tra l’altro alcuni fattori di pregiata importanza, tutte le culture sono filossera free, c’è il deserto, ci sono le Ande, ci sono piante che durano 120 anni, piante che hanno rese molto basse, hanno il Sauvignon gris che è quasi scomparso altrove),
il Carmenere parte dal Bordeaux, uvaggio cabernet sauvignon e petit verdot (uva asparago ha pareti molto fini, matura in ritardo, pochi acini, un’uva che non conviene) le talee del carminere sono state importate prima del 1850, i cui cloni sono rimasti nascosti fino ad anni recenti, ne hanno scoperto 2000 ettari (in Italia esiste solo nel vicentino, l’unico Carmenere lo fa Ca’ del Bosco) ha acini piccoli e quindi il rapporto buccia/polpa è molto intenso, risente di grande escursione, viene dal vigneto Capilla, zona di grafite, ha un gusto sui generis, un impatto molto soggettivo.
Il mio vissuto del Carmenere Reserva:
il primo sorso è decisivo (irripetibile) mi esplode in bocca un invasivo flash di fumo di tabacco di frutti rossi, si espande nella oro-cavità con un supersonico effetto flash il benefico-fragrante d’un liquido benefico-fragrante. Reaper da bravo fedele rimbaudiano prende ad evocare, la subitanea immagine-sensazione è, dice, come infilare tutto il naso in una borsa di cuoio di un hippy di Goa degli anni ’70, e prosegue parlando di puro velluto di una tenda di sipario di teatro, avvolgente, esauriente di profumi naturali, non indotti (così crediamo!) profumi veridici della terra e delle uve, l’alcool pizzica ma è una presa catturante gradita! Ah un grandissimo vino, non c’è ombra di dubbio. Alchemico nettare che trasforma la terra vulcanica cilena in una bevanda misterica, succhi del suolo e la mano dell’uomo e diventa questo nettare qua, una nera ciliegia liquida.
La degustazione “coperta” è un test :
ambedue sono Cabernet Sauvignon 100% in purezza, 14 mesi in botti francesi di rovere, l'uno from un produttore più famoso, l’altro da un produttore emergente,
insomma
il Don Melchor Puente Alto ha tono più cupo, sa di viola appassita, fruttato di frutti rossi, speziato di chiodi di garofano e noce moscata, territorialmente più vicino alla Ande.
Il Viu Manent Single Vinyard, lo stesso in botti francesi, ha una percepibilissima nota balsamica, sa di mentolo, proviene dalla stessa zona del Carminere, ha freschezza e finezza.
A mio parere e gusto piace di più il secondo, il Single Vinyard.
Infine il vino da dessert -che altrettanto confacente sarebbe in abbinamento a piatti di formaggi stagionati- è il Semellon Late Harvest, di 13°, parzialmente muffato, per ¾,
veramente eccellente!
L’imprevisto finale è stata una grappa del 2004, per l’evenienza che il suo produttore Paolo Brunello si sia trovato in quel di Firenze, in visita da Maurizio e amabilmente coinvolto nella serata cilena.
Affabile persona il sig. Brunello ci ha offerto una grappa in purezza di Carmenere. La distilleria di famiglia, una delle più antiche d’Italia, lavora dal 1840 e le generazioni si sono succedute nell’impresa di distillare una grappa di qualità.
Abile illustratore in poche battute ci ha portato nel mondo della grappa raccontandoci di questa vinaccia proveniente da vini dei colli iberici, che si può confondere con il cabernet francese, ha gradi 44 e si colloca in un medio di alcoolicità che va dai 30° circa ai 60°, una distillazione pura secondo il concetto di trasferire nel distillato appunto quel che natura ci dà.
I profumi:
ah una bella storia! Innanzitutto il profumo fresco di erba, poi il sentore di bacche rosse e un po’ la marasca. Attenti a fare delle olfazioni brevissime onde evitare assuefazioni. Una volta in bocca ecco si apre. È venuto poi fuori una cosa che mi riguarda che mi ha molto incuriosito: nelle degustazioni io sento prima i sapori gli aromi e poi l’alcool, in un secondo approccio sento subito l’alcool. Il sig. Brunello mi ha detto che di solito accade il contrario.
Quello che però mi ha completamente spiazzato è che questa grappa l’ho trovata buonissima, molto profumata, gradevolissima. Tutto ciò è assolutamente nuovo per me che non amo le grappe e non le bevo mai, sia perché l’odor di vinaccia non mi piace sia per le altissime gradazioni alcooliche, ma questa volta mi sono dovuta ricredere ed ammettere che quest’esperienza degustativa è stata molto affascinante.
Enotria wine bar
a Firenze, in via delle Porte Nuove, 50
(nei pressi di Porta al Prato)
4 commenti:
ciao
articolo interessante. e grazie per la segnalazione del locale, mi sembra ottimo (ho letto anche l'altro post) vorrei andarci presto
buona serata
marguerited
mi fa piacere, ciao!
Che bella descrizione dei vini sembra che ne sento i profumi che hai descritto, anche se ho un naso chiuso causa allergia :D
buon fine settimana cocozza
un ciao a te cocozza e una carezza a tutti i tuoi animali!
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