La tenda.
Necessita che siano assolte alcune preliminari condizioni:
un minimo di adattabilità,
non essere schizzinosi,
usare i bagni e docce comuni,
un certo lavoro circa la tolleranza agli umani nelle immediate vicinanze,
una buona diluizione della resistenza all’essere ostici verso il promiscuo-comunitario,
sotterrare l'ascia classista e la scure dal taglio malgiudicante
Nell’immediato, c'è il beneficio dello sgravio vessatorio delle prenotazioni,
un certo godimento all’idea che spenderai almeno un quarto della cifra di un agriturismo medio-buono,
e la rassicurazione di trovare il camping quasi deserto: ciò in breve renderà fattibile la sosta.
La tendami piace perché da me vuole quella pratica di disciplina razionale che a dirla tutta ed efficacemente sarebbe la capacità di USARE AL MASSIMO IL MINIMO,
la tendavuole che adotti parametri e reattività di parsimonia di ottimizzazione di risorse di semplificazione di selezione, d’uso e di gestione dell’esiguità degli spazi, di sperimentazione esperienziale di posturalità più faticose,
spinge al continuo ridimensionamento della portata delle mie pretese e delle fisime, e mi tocca fare i conti con quello che c’è, con quello di cui dispongo,
la tendacome il tappeto, alla stessa stregua è temenos, recinto e setting dove agire creatività del pensiero –lo spazio è angusto- -l'espansione ad libitum-
dove tentare bellezza (un telo senegalese, la cineseria di un ventaglio, una maxispugna con pesciolini e conchiglie a pavimentare)
e tutti i moti d’animo a raccolta
mentre imperversano le cicale meriggianti,
i crepuscolari grilli sviolinanti
e diversificate raffiche di vagiti della notte facenti capo a notturne troupes di uccellagioni.
La tenda è un haiku di habitat
come l’haiku circoscrive, riduce, minimalizza
La tenda e l’haiku hanno insite virtù,
sono all’opposto della ridondanza
per questo ne ho bisogno
a riequilibrare l'eccesso.