un borgo che è una frazione del comune di Montaione,
c'è un'aria rarefatta, t'investe un che d'inquietante per via del paese che ipotizzi vivo ma che è disabitato, ti ritrovi a spiare frammenti di vita intorno mentre tutto tace e langue, la pietra e il rosso mattone t'avviluppano portandoti altrove, una magia d'autrefois ripetibile e consumabile adesso, vedo le targhe tedesche di due macchine tedesche e una voce finalmente arieggiare da una finestra in alto, voce straniera ma voce umana!
la storia dice che:
Castelfalfi, il cui nome deriva da Castrum Faolfi, e il suo castello risalgono probabilmente all'anno 754 ed avrebbero un'origine longobarda, ma su resti di insediamenti etruschi,
Benigni lo ha scelto per girare alcune scene del suo Pinocchio,
Parte dell'antico castello passò nel 1139 al vescovo di Volterra e nel 1230 si sottomise a San Miniato e poi a Firenze. Risale invece al 1511 la chiesa romanica di San Floriano, saccheggiata nel 1554 dalle milizie di Piero Strozzi al tempo della guerra tra Siena e Firenze, e il cui tetto è crollato lo scorso inverno.
Prima di scoprire in tempi moderni la vocazione turistica il borgo di Castelfalfi fu sorretto da una economia agricola, fino all'inizio del '900 quando venne realizzata una costruzione per l'essiccazione e lavorazione del tabacco dove ora c'è l'hotel da 35 stanze.
la cronaca dice che:
Tui, la più grande compagnia di turismo al mondo, hanno comprato la meravigliosa tenuta di Castelfalfi, a due passi da Montaione, oltre 11 chilometri quadrati di olivi, vigne e un campo da golf da 18 buche attorno all'antico borgo, da tempo trasformato in residence. E sono pronti ad investire 250 milioni di euro per rilanciarla.
difatti a Castelfalfi c'è un resort che ha inglobato la tenuta il castello di Castelfalfi per farne un oggetto del desiderio capitalistico secondo il dogma dell'international style, che altro non significa che inglobare e massificare, con la potenza del denaro, pezzi di territorio della nostra terra patria trasformando il luogo in un esperimento abitativo-sporadico, mettendo in atto una serie massiva di inganni rispetto all'originalità e all'autenticità del luogo, che sembrano rispettate quando in realtà sono piegate e stravolte ad un fumetto di lusso che isolando e circoscrivendo rigetta tutti quegli elementi di appartenenza ad una comunità e dissipa la riconoscibilità e l'identità e rende straniero qualcosa che in casa tua era familiare.
ha dato spunto ed accadimento a questa mia catena di pensieri una lettura e relativa messa a fuoco di questi concetti:
" l'international style è una sorta di funzionalismo pseudoegualitario e ubiquitario in cui emergono aspetti megalomanici che non tenendo conto del genius loci sembrano volersi sbarazzare del passato e della memoria in una fantasia di partenogenesi che elimina ogni ascendenza ogni presenza di padri e madri e con loro la necessità depressiva dei tempi e dei ritmi adeguati alla trasmissione generazionale" (Lorena Preta, 2006)
ah certo è un'estrapolazione da un altro contesto di discorso (legame tra psicoanalisi e architettura) ma quanto veridica! -resto sempre stupita delle sincronicità- proprio ora che mi accingo a postare, dopo diverso tempo dal giorno degli scatti fotografici, le immagini di un paese irreale che sta in Toscana ma sembra un'ipotesi virtuale o peggio un'ipotesi conservativa disneyiana di reperti di un'edilizia storica.
(quanto alle notiziole di storia e di cronaca, le ho raccattate in web-archivio)
(quanto alle notiziole di storia e di cronaca, le ho raccattate in web-archivio)