una piccola chiesa sconsacrata
ma il sacro c'è,
si respira nella tenerezza dei colori, nella patina ingenua degli affreschi alle pareti, nelle tinteggiature eseguite da mani artigiane, nella cura manierista dei decori, degli stucchi e dei trompe-l'oeuil, nelle finestre in alto ad irraggiare luce divina attraverso i varchi, nello squarcio sul soffitto per far intrufolare vegetazione anemofila,
e mi sovviene Sonia Delaunay anche se qui le tinte sono tenere e non accese
e mi sovviene Rothko, anche se le sue campiture sono immense,
ma il colore, la magia dell'uso del colore è artistica, anelito all'arte, sacralità terapeutica di soggiogare i sentimenti o di esaltarli spingendoli all'ebbrezza, ad un gioioso ritrovamento, ad un piacere sintonico che altro non significa che rispecchiamento d'armonia.
5 commenti:
di certo, pap, il sacro c'è!
ecco rothko, ecco papavero con il capo all'insù e i petali all'ingiù, come le orecchie dei gatti che osservano e captano le vibrazioni dei luoghi vivi.
vibrisse per vibrazioni:-))
aiuola,
francesca,
una chiesetta con colori gentili non oltraggiati dal tempo né dall'incuria...che incoraggia a preghiera infantile
"angelo di Dio
che sei il mio custode
reggi governa me
che ti fui affidata
dalla pietà celeste
e così sia"
a me non riescono i voli pindarici per cui mi limito a dire: bella atmosfera
dede l'occhio gioisce ed anche il cuore
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