martedì 20 ottobre 2009

Roma. Gatti di Roma. Ode al nerone Nerino attraverso l'ode al gatto di Pablo Neruda



















Ode al Gatto

Gli animali furono imperfetti
lunghi di coda
plumbei di testa.
Piano piano si misero in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono nei, grazia, volo.

Il gatto, soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.

L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere le ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca di imitare la mosca
ma il gatto
vuol essere soltanto gatto
e ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.

Non c'è unità come la sua
non hanno la luna e il fiore
la sua coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio,
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile,
è come la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola fessura
per gettarvi le monete della notte.

Oh, piccolo imperatore senz'orbe
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto
nuziale sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piccoli piedi delicati
sul suolo
fiutando,
diffidano
di ogni cosa terrestre,
perchè tutto è immondo
per l'immacolato piede del gatto.

Oh, fiera indipendente delle case
arrogante vestigia della notte
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un irreperibile velluto,
probabilmente non c'è enigma
nel tuo contegno,
forse sei mistero.

Tutti sanno di te e appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni, colleghi,
discepoli o amici del proprio gatto.

Io no
io non sono d'accordo
io non conosco il gatto.

So tutto, la vita e il suo arcipelago
il mare e la città incalcolabile
la botanica
il gineceo coi suoi peccati
il per e il meno della matematica,
gli imbuti vulcanici del mondo
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare il gatto.

Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.

Pablo Neruda


Ode al gatto. Nerino è un gatto. Ode a Nerino!

Nerino viene da una storia dickensiana, non ha conosciuto la mamma, ha miagolato i suoi primi urli dentro un cassonetto in un torrido giorno di agosto, il caso volle che la sua futura mamma fosse lì nei paraggi con le orecchie in funzione, lei non ce la fa a prelevarlo e chiama i suoi genitori che accorrono a darle mano, la micetta sorellina di nerino non ce la fa ma il pumettino nero scivola nella sua propria vita, che gli importa se i suoi giorni non sanno di profumi di muschio e voli di libellule, per lui è casa, intanto c'ha lo status di gatto de Roma e la soluzione d'esser protetti, imboccati, coccolati, di più! viziati per lui è una normalità gradita. Nerino è venuto su gatto pacciocco, bonaccione, senza grilli per la testa,del resto mai ha incontrato Lacan! Lui ha la gialla fessura degli occhi per buttarvi le monete della notte, i numeri d'oro stanno nei suoi occhi, fasciato d'irreperibile velluto s'aggira da tigrotto da salotto a poliziotto segreto delle stanze, ma fondamentalmente Nerino è sultano di se stesso. Ergo nessuna mancanza esiste, ma una presenza c'è: la sua!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

lo sai che i gatti neri mi portano fortuna o mi avvertono di un pericolo?E' cosi' davvero!Povero gattino ,abbandonato ma trovato per essere amato e coccolato !ciao carmen

palmy ha detto...

Roma e i gatti... le foto sono bellissime ho sbirciato dal balcone e ho visto case tipicamente romane... che nostalgia!

papavero di campo ha detto...

carmen anche i gatti sono stati perseguitati come le donne sarà una ragione in più del nostro immenso feeling?

cara palmy roma è roma e la nostalgia prende forte anche a me!
i gatti stanno da papi a roma e altrove da re!

 
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