venerdì 18 dicembre 2009

L' Avvento. L'esperienza dell' Attesa. Il Presepio con le illustrazioni di Emanuele Luzzati. Un punto di vista psicoanalitico sulla capacità negativa




































Il presepio, Emanuele Luzzati, Tonino Conte, Gallucci 2009,


un libro pop up tra le mani, a diretto contatto del tocco magico di Emanuele Luzzati!

Le mirabilia delle sue feconde illustrazioni fanno la costruzione del mio presepio di carta.
Che gioia allestirlo!

San Francesco ha inventato il presepe.
Liturgia del presepe. Ripetizione di un rito.
Il teatro di un’eterna domanda irrisolta.
Un mistero si rinnova.
Mistero dell’Incarnazione.

Incarnazione, penso, come nozione allargata che abbracci ogni eventualità del nuovo, dello sconosciuto, dell’inaspettato.

Tempo d’Avvento.

Risvolgo ora la catena di pensieri avuta qualche giorno fa, pensando a quanto la nozione di Avvento sia carica di ampiezza e di significato.

Dal retaggio cristiano è agile slittare a contesti più laici, di pensiero etico, umanistico e filosofico e di elaborazione sulla pensabilità.

Associo alcuni miei haiku sull’attesa, come questi:


alberi spettri
nella paziente attesa
di nuove foglie

(haiku del 4 febbraio 2003)


devota attesa
riconoscimento del
meraviglioso

(haiku del 23 agosto 2001)


righe di neve
sui campi fecondati
l'attesa lenta

(haiku del 21 gennaio 2002)


voce del canto
si alza inattesa così
naturalmente

(haiku del 25 marzo 2004)


Chiedendo a me stessa dell’Avvento associo sull’Attesa.

L’esperienza dell’attesa.
Fondamentale nella coscienza del vissuto di sé.
Imprescindibile.
Irta di pathos.
Spiazzante.
Insostenibile.
Sfaccettata.
Rifuggevole.
Cercata.
Possibile.
Difficoltosa.
Esistenziale.
Complessa.
Denegata.
Critica.
Come sempre quando siamo ributtati a noi stessi.


La speranza è legata all’attesa.
È ben espresso nelle Scritture.
E l’attesa alla memoria.
Significativo che in lingua spagnola, esperar intenda sia aspettare che sperare.

Tener desta la sete.
Ravvivare la fame.
La coscienza di sé nel legame percettivo all’epifania delle cose visibili e invisibili, che nel loro quotidiano, incessantemente estrinsecano il mistero.
Restando vasti e tranquilli. E vivi e svegli.


Un altro filo si dipana.
L’attesa la associo anche all’esperienza della capacità negativa, traduzione letterale di negative capability. Questa locuzione venne usata dal poeta John Keats, in una lettera datata 21 dicembre 1817, si riferiva alle qualità di un Uomo di successo in letteratura, difatti citava Shakespeare, che possedeva largamente tale dote: « “Capacità Negativa”, cioè quando un uomo sia capace di rimanere in incertezze, misteri, dubbi senza alcun irritante raggiungimento a seguito di fatti e raziocinio.»

La psicoanalisi che mi piace e che mi interessa si occupa della capacità negativa, indagandola teoricamente e sperimentandola operativamente nella persona del terapeuta attraverso i suoi propri vissuti controtransferali. E' stato Bion a richiamare l'attenzione sulla negative capability, in cui starebbe la possibilità di un particolare tipo di agire.

Ho trovato in web, tramite il glossario di palomar.ao.it, alcuni concetti sulla capacità negativa, espressi in maniera concettuale ineccepibile da G. F. Lanzara -di cui è condivisibile ogni parola, sono a mio avviso preziosi frutti di un’operosa seminagione intellettiva e di un’intensa attività elaborativa.


ecco alcuni stralci:

“la capacità di essere nell’incertezza, di farsi avvolgere dal dubbio, restando impassibili di fronte all’assenza o alla perdita di senso, senza volere a tutti i costi e rapidamente pervenire a fatti e motivi certi, di accettare momenti di indeterminatezza e di assenza di direzione, e di cogliere le potenzialità di comprensione e d'azione che possono rivelarsi in tali momenti
[...] questo stato di sospensione [...] dispone a lasciare che gli eventi seguano il loro corso, restando in vigile attesa, e a lasciarsi andare con essi senza pretendere di determinarne a priori e a tutti i costi la direzione, il ritmo, o il punto d'arrivo.

La capacità negativa consente di prestare attenzione ad aspetti delle situazioni che altrimenti verrebbero trascurati.

Per questa ragione, è fonte di un particolare tipo di agire: un agire che, per così dire, nasce dal vuoto, dalla perdita di senso e di ordine, ma che è orientato all'attivazione di contesti e alla generazione di mondi possibili.

Essa si contrappone a quella che si potrebbe chiamare incapacità positiva che, invece, «premia la prestazione specialistica, l'orientamento al risultato, il successo a breve termine, la conformità a norme e a modelli canonici di comportamento e l'acquisizione di certezze» [Lanzara, 1993].

Vi è, infatti, una produttività frutto dell'ordinata adesione a modelli, aspettative, stereotipi, schemi socialmente consolidati; esiste però una creatività che nasce dalla capacità di stare produttivamente nel disordine o nel "far senza", nello stare nella mancanza di qualcosa alla quale si rinuncia per consentire l'apparizione del nuovo.

Bisogna vedere se l’ordine che io mi dò nasca dalla capacità di sostare nel disordine. C’è un ordine generato creativamente con tutta la pazienza di sostare nel disordine, capacità negativa, accettazione della novità, complessità: quello sarà un ordine costruttivo ed appropriato. Se invece un ordine è generato dall’impazienza è difensivo: lo produco in quanto non ce la faccio più a stare in una situazione di disordine. [Pagliarani, 1993]

La parola decisiva per me è la parola mancanza [...] la mancanza può essere il grembo da cui nasce quello che prima non era mai stato visto; la mancanza può essere l'abisso, il buio, lo smarrimento [Pagliarani, 1985]

(riferimenti bibliografici:

G.F. Lanzara “Capacità negativa. Competenza progettuale e modelli di intervento nelle organizzazioni, Il Mulino, Bologna, 1993”

Pagliarani L., Il coraggio di Venere, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1985.

Pagliarani L., Violenza e bellezza, Guerini e Associati, Milano, 1993 )



della segnalazione del libro del presepe ringrazio Costanza e i libri, che ogni tanto mi ricordo di visitare traendone sempre dilettevoli spunti.




5 commenti:

tangalor ha detto...

Bellissime queste foto! :) Fanno quasi fare un viaggio dentro al presepe ed aprono le porte ad un altro caloroso modo di vedere e guardare ogni figura e particolare dell'opera tutta intera del presepe! :D

artemisia comina ha detto...

epperò, quel "restando impassibili" fa pensare come sia difficile risolvere la faccenda ;)

papavero di campo ha detto...

lorenzo che piacere la tua visita!
sì il dettaglio indissolubile con l'insieme!


artemisia,
è quello il punto dove si parrà la nobilitate! in termini più tecnici impassibilità non sarà difesa o peggio fuga ma l'essere partecipe dovrà esserci sempre! e come? beh starà proprio lì la capacità del guado:-)

Anonimo ha detto...

"la mancanza puo' essere l'abisso il buio ,lo smarrimento" si riemerge da questo?Ciao papavero da carmen

papavero di campo ha detto...

cara carmen non ci è dato cmq di sottrarci al senso della mancanza, ma di poter modulare la nostra risposta escogitando i nostri personalissimi rimedi questo sì

 
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