Gli incontri, farseli accadere, sono un bell’accadimento!
Mattina livida di sabato trenta gennaio, la notte ha imbiancato Venezia, tracce di neve ad impreziosire un bello intimamente già strepitoso di per sé,
in campo dei Mori l’attenzione è presa da stilizzati disegni in un materiale d’oro che si cullano in una vetrina, faccio qualche foto attratta dal simbolico di quelle immagini e scorgo due occhi sotto un berretto da lupo di mare che mi hanno beccata! S’instaura un gioco di mimica, sorrido e faccio segno che mi piacciono le sue opere, tanto ho capito che è lui l’artefice e sempre da muti, io chiedo se posso fotografare e lui fa spallucce con un’espressione che decifrata mi vuol dire “e che ci posso fare le hai già fatte le foto, continua pure” con un sentimento, mi pare, tra il rassegnato ma di fondo dissenziente, poi mi fa cenno di entrare e varco la soglia dello studio.
Sculture, disegni, decorazioni, siamo nel temenos dove convivono uccelli edenici scappati da giardini delle meraviglie, cavalli mitologici, arcieri di qualche ordine angelico che si librano dal soffitto, donne matriarche coi seni oblativi di nutrimento, pecore felici d’essere scampate a riti sacrificali, una donna magnetica che fa presenza di compagnia-sgabello ad un tavolo per uomo solo, pronta a staccarsi e mettersi da parte quando un respiro vero di donna vera reclamerà il suo posto, e citazioni dai classici, quella sagoma da Guidoriccio, e sirene avvinghiate a pesci magici e mobili con bande di colore da lui stesso mobiliere creati, e maniglie di porte che cinguettano versi d’un passato arcaico radioso, e sagome sculture che girano all’infinito grazie ad un motorino incorporato, e archivi di disegni e immagini d’una produzione artistica protratta negli anni,
tutto il mondo interno di Pietro Russo s’è fatto mondo esterno, tutto è reminiscenza edenica, il mito aleggia, i simboli raccontano, la storia narrata dalle parole si fa cronaca e dice di un giovane partenopeo che ai tempi del liceo artistico passa giornate intere al Museo Archeologico dove apprende e sperimenta cosa sia il legarsi e collegarsi a quella vita d’arte che da remote ere lancia il testimone a chi sia in grado d’acchiapparlo e di farne un uso proprio,
e tutto è cornice ludica, di trasfigurazione, di mediazione, in un'accezione di gioco intrecciato a realtà di winnicottiana memoria,
Pietro ha fatto tanta strada, le sue corde di collegamento all’arte sono poliedriche, di tradizione umanistica col passare sapiente da una creazione all’altra adottando di volta in volta tecniche e visioni differenti, dipingere, scolpire, fondere, assemblare, fabbricare, con la manualità che salva e vince ogni malinconia mentre scorre il gioco a scacchi con il tempo,
venature e falde, penso, d’un inconscio mitico fiabesco e magico, per un’aspirazione, penso, ad una nostalgia riparatrice, ad una consolazione fusionale con la madre, declinata in mille forme, ma inscindibile dall’unica primigenia entità da cui tutto ha avuto inizio, il mondo grande e mondo piccolo, contesi tra l’ideale articolato nelle sublimazioni dell’arte e il reale incastrato tra gli scogli della sopravvivenza,
sono miei pensieri, mie personalissime rimugin-azioni che attizzano l’ininterrotto gioco di proiezioni dando vita a quel mondo vasto di teatralità espansa tracciato da disegno e configurazione e canovaccio di natura psichica,
con Pietro abbiamo simpatizzato, come accade con quell’incoscienza da giocarsi nell’attimo che accade, con un’estrema naturalità che non richiede la frequentazione annosa, con quell’istinto empatico di avvicinarsi fra sconosciuti sentendosi per qualche frazione di baleno vicini al punto da sentirsi in confidenza,
piccoli miracoli che possono far cadere le sovrastrutture,
piccole magie relazionali che possono instaurarsi oppure no, dipende da quanto ci si presti a fungere da canale di energia e da quanto siamo disposti a farci attraversare,
incontri che fanno bene, senza zavorre di pretesa o di giudizio o di classificante tassonomia, ma con una certa libertà che con gli anni sulle spalle in più ci libera di più!
questo il sito di Pietro Russo : peculiare attrattiva sprigionano le sue opere, quelle in pittura (tempera e olio)con mirabili miniaturizzazioni di lettere alfabetiche dipinte, quelle di pittura-scultura in legno traforato dipinto, le opere di fusione in bronzo luccicanti e fantastiche e di uno speciale fascino i poetici arazzi - su tessitura eseguita in India, che trasmettono la nostalgia d'una espressività arcaica
Unisci sogno
a realtà e fluisce gioia
di giocoliere.
(haiku del 3 maggio 2001)
1 commento:
Sorprendente la tua opera, Pietro,incontrato oggi per caso in diga San Niccolò insieme a Angelo e a Magda dopo tanto tempo. Non la conoscevo la tua opera: sfogliandola in rete mi son venuti incontro, uno dopo l'altro, dipinti, sculture, disegni, arazzi accompagnati da poesie leggere, haiku volanti. Bravo vero artista, raro artista, che fortuna aver aperto il tuo sito. Complimenti anche a chi ha composto il sito, davvero notevole. Buona fortuna, che la tua arte si diffonda e
rallegri e emozioni il mondo. Silvana Tamiozzo Goldmannn
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