lunedì 22 febbraio 2010

Venezia. Madonna dell'Orto. Tintoretto. Presentazione di Maria al tempio. Melania Mazzucco, La lunga attesa dell'angelo.





















La lunga attesa dell'angelo è il bellissimo romanzo di Melania Mazzucco, dedicato al Tintoretto e a sua figlia Marietta, all'intensa affettività e idealizzazione - vibrante e reciproca, del loro attaccamento, articolata nelle differenti forme di relazione: di padre e figlia, di maestro e discepolo e di partners di uno speciale rapporto di tenace e costante tensione spirituale come tra due anime gemelle oppure come tra i due lati, femminile e maschile, della stessa personalità. Marietta configurata e rappresentata quale alter ego del combattivo e turbolento artista Jacomo Robusti e quale opportunità reale di un polo vivente di monologo interiore, quale incessante riferimento di una pulsione idealizzata mai sopita.

Mi ha molto avvinto il romanzo, la sua scrittura è stata captiva e questo è da parte mia il più grande complimento che possa fare all'autrice, di tributo alla sua capacità di suscitare incanto e incantamento, quando queste si sviluppano dal rapporto col libro che si sta leggendo è per me il segnale inquivocabile della presa, che non è solamente interesse alla vicenda ma partecipazione e quasi attraversamento delle parti emozionali che vengono scatenate e risvegliate come sotto azione tellurica,

la ricostruzione è sapiente, la trama emotiva incalzante, la cronaca storica una raffica di pennellate veridiche, il pathos il filo conduttore, la Venezia di fine '500 è d'una vividezza e mimica impressionante, la catena di pensieri nella testa del Tintoretto è una marea di oscillazioni di acqua alta debordante e di acqua dipoi ricontenuta.

Brava Melania Mazzucco che ha animato un gran bel libro che lascia il segno e che attiva l'immaginazione.

Finisco di leggerlo, la sera prima della partenza per Venezia ed il carico di emozioni di cui sono investita me lo porto dietro, ricavandone espansione alla mia visione, miglior flessibilità e sostegno e amplificazione di essa,

forse in modi subliminali mi restano appiccicati alcuni insiti suggerimenti sull'inedito di saper accostare storia e bellezza e insieme l'inclinazione di rivolgersi alla storia della bellezza, annusandone la traccia umana nell'imperfezione dei vizi e dei peccati, le velleità, le audacie, i fermenti, infine i mirabolanti esiti geniali del successo, le impronte umane della divinità incarnata e la straordinarietà dell'avventura sotto le spoglie d'una incontenibile pulsione all'arte che non trova pace se non nell'espressione e nell'espressività delle sue manifestazioni,

La presentazione di Maria al tempio ad opera della mano del Tintoretto, è quel luminoso telero allocato nella chiesa della Madonna dell'Orto, luminoso ed oscuro, ché dei due contrasti fa evidenza,

l'opera è stata per la Mazzucco l'origine di tutto, la sua illuminazione sulla via di Damasco, la spinta a immaginare a ricreare a documentare ad allucinare quindi ad esprimere nella scrittura tutto ciò,

non solo, ma gli anni necessari alla tessitura del romanzo, per l'autrice sono stati proficui e buoni da usare anche per una monumentale ricostruzione storica e biografica della vita di Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Biografia di una famiglia veneziana, che riepiloga appunto in chiave storico-documentaria la vicenda raccontata ne La lunga attesa dell´angelo,

due volte, per ben due volte, ho preso in mano in libreria il pesantissimo tomo della biografia (perché non l'ha sdoppiato in due, non faccio che chiedermelo?) ed ho tutt'e due le volte desistito dall'acquisto ( riuscirò a tenerlo in mano leggendolo la sera a letto? no! credo di no, sono più di mille pagine), ma non è detta ancora l'ultima parola, alla terza volta l'attrazione potrebbe essere fatale!


10 commenti:

Caty ha detto...

solo a leggere le parole di papavero si intuisce l'intensità di tale scritto .papavero sempre dall'arte rapito

Anonimo ha detto...

Purtroppo il romanzo incappa in pesanti inesattezze storiche. L'incendio del 1577, ad esempio, di Palazzo Ducale ha distrutto l'affresco del Guariento "Il Paradiso". La grande tela dal titolo omonimo venne dipinta dal Tintoretto (ma in realtà per la maggior parte dal figlio Domencio) solo dopo l'incendio, per rimpiazzare l'affresco, di cui si conservano, ancora, a Palazzo Ducale, alcun lacerti anneriti.

papavero di campo ha detto...

caty cara amica di sintonie!

anonimo, sapevo di queste e di altre inesattezza cioè ne avevo letto ma non sono queste a mio avviso a svalutare un romanzo che appunto è tale, una ricostruzione mista ad immaginazione, è una visione delle cose anche trasfigurata, e non sono alcune inesattezze ad intaccarne l'essenza che va a comunicare ed evocare su altri registri,
è l'atmosfera, lo stile di scrittura, l'emozione che suscita..

ps: anch'io avevo notato un termine che mi aveva dato fastidio, pallone, in una descrizione dice che dei giovani giocano a pallone, mi è sembrata una stonatura, un modo di dire troppo recente

ps2: chi sei??

Anonimo ha detto...

E poi:

- non si può usare il termine "borghese" nel '550, quando si opponeva a "villano" e non a "nobile"

- non si può dare per perse due figlie, Ottavia e Perina, che vengono portate al Lazzaretto, e poi farle riemergere qualche pagina dopo, grandi, senza una parola

- non si può far passeggiare sulla spiaggia del Lido due veneziani di quell'epoca, come in un film Hollywoodiano

- non si può dare per morta Marietta di parto, squartata da un cesareo e poi farla guarire in un battibaleno

- non si può usare, a metà-fine '500 il termine "adolescenza", perché all'epoca era un concetto inesistente, e parlarne in termini "moderni"

papavero di campo ha detto...

ma sì ho capito, come ti dicevo qualche termine è sembrato anche a me stonato, ma qui mi pare d'arguire un compiacimento nello sferrare un attacco che tradisce forse ben altre motivazioni, ripeto che un romanzo è un affare una ricostruzione biografica un altro, il romanzo contempla invenzione trasfigurazione e l'inesattezza cronachistica può scapparci dal momento che è l'immaginazione ad esserne la pulsione predominante,
mi sbaglio ma ce l'hai a morte con 'sto romanzo? quale il vero perché? oppure non ti piace perché è inesatto?

a me non piace ad esempio l'anonimato e torno a chiederti chi sei?

Anonimo ha detto...

No, non ce l'ho a morte col romanzo.
Per certi versi l'ho trovato interessante. Ma non mi sembra sia il caso di gridare al capolavoro.
L'anonimato è una opzione di questo blog. Se non ti piace, perché l'hai data? ;-)

Anonimo ha detto...

Sull'anonimato: tra firmarsi Anonimo e papavero di campo o Caty, c'è differenza? Un nick non vale quanto o "non nick"? A me pare di sì, tutto sommato.

papavero di campo ha detto...

chi ha gridato al capolavoro?! forse quelli che gli hanno dato il premio Bagutta con la motivazione tra le altre di un'accurata ricostruzione storica:-))

quanto all'anonimato beh blogspot è una piattaforma sulla cui impostazione i bloggers non scelgono questo sì e questo no, facciamo così se non ritieni plausibile di svelare la tua identità ne terrò conto

papavero di campo ha detto...

dopo aver scritto il commento delle 21, 11 è comparso il commento anonimo delle 21, 09!
un nickname che si noma anonimo mi par poco fantasioso ulisse almeno era nessuno:-)

anonimo ma mi faccia il piacere:-)
ti piace totò?!!

papavero di campo ha detto...

grazie laura, sono corsa a vedere ed ho lasciato un messaggio,
a risentirci!

 
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