sabato 6 marzo 2010
Alice in Wonderland di Tim Burton. Corro subito alla prima!
ieri pomeriggio, di corsa letteralmente, al primo spettacolo della prima,
ci avevo fatto la bocca e oltre alla curiosità sfoderavo una certa richiesta di gratificazione-con-fuga-nella-fantasia dopo una settimana faticosa, di malanno, di lavoro, d'irritazione,
così il passo ieri volava proprio in direzione del bel tuffo nella fantasia per antonomasia,
mi sento come una bambina e solo bambini ci sono, un paio di nonne, un papà giovane con bimba piccola (ma gli effetti speciali e il rumore dolby, mi chiedo non danno fastidio a occhi e orecchie così delicati?)
e che forza la mente collettiva bambina! la pausa dopo il primo tempo è accolto con un NOOO di scontento immediatissimo e ispirato!
per tutta la visione cerco di non pensare e di buttarmi nella storia,
e si precipita nel buco profondo e la caduta è spaventosa perché è lunga, il corpo di Alice sobbalza su oggetti e piani e non cade, non cade, non cade, non cade e l'emozione è lunga, paurosa...infine atterra,
le immagini sequenza del rimpicciolimento e del lievitamento con curvatura della testa causa soffitto sono strepitosamente belle genialmente allatimburton! il tocco suo poetico qui più che dark gotico è da dejà vu, da clima emotivo di libro illustrativo d'autrefois, un archetipo di bellezza pudica e fantasiosa,
a proposito del dark gotico tanto anticipato dallo stesso regista, io non ne ho trovato grandi tracce, nel senso proprio del dark stretto o del gotico accentuato, ma c'è la sua costante visione onirica decadente, che si dilunga sui ricami del dettaglio, che impreziosisce contorni e sfumature, che si ciba di citazioni e rimandi,
grande cattura è in corso, la storia si snoda e la carrellata dei personaggi incalza ma gli effetti cinematografici non sono eclatanti, giustamente oppure no, non so, (Avatar ad esempio è stato strabiliante quanto a effetti immaginifici con sequenze di bellezza mozzafiato),
eccolo il feticcio, l'amato Johnny Depp con il suo look classico dajohnnydepp che gli sta addosso come seconda pelle, bello della sua bellezza femminea, con gli occhi psichedelici, i denti incisivi spaziati fra di oro, nidi cespugliosi di capello rosso, e mirabilia di cilindro a cappello (alla rovescia sì!), e magnificamente l'espressione ebete-arguta,
il cappellaio matto è cappellaio e matto, un loop che gira su se stesso, dubitativo più che assertivo, pressato da una domanda cui nessuno vuol rispondere "perché un corvo assomiglia a una scrivania?" del genere probabilmente di che differenza passi fra loro, differenza o somiglianza capoverso?
ed io ingenua che mi provo a rispondere! perché sono nere tutt'e due visto che il disegnatore nere le ha fatte! sono pure io da club dei matti!
oppure sono differenti perché uno vola e una sta ferma, ma questa è scema lo vedo da me!
e veniamo alle regine, la perfida è la bravissima Helena Bohham Carter, dalla mimica parlante, la regina buona-buonissima è Anne Hathaway (che sempre mi pare una rediviva Julia Roberts prima maniera) e sarà perché c'è un po' di scipito nel buonismo, trovo che Anne sia non molto espressiva ma scontatamente buona, senza l'emozione magistrale dell'essere buoni (che a onor del vero non so come andrebbe resa!)
splendidi i due grassoni, il pinkopanko e il pankopinko, il cui disegno ricorda quello dell'illustratore ceco di cui non ricordo il nome (help di nomenclazione!)
son due palloni, cioè una grande palla sdoppiata che al contempo è sia concorde che antitetica, e lì sta il bello! nell'attrito di trovarsi d'accordo o in disaccordo è suspence volta volta,uno arriccia il sopracciglio l'altro sgrana l'occhio, una gamba va di qua l'altra di là, e battibecco sempre, un modo davvero fine di far lode all'ambivalenza,
lo stregatto alla garfield c'ha una mascella da 128 denti ma no da 256 denti a quadratini sfoderanti un sorriso mascellare punto inquietante, è troppo seduttivo il tipo da aggiungerli un sotto nome "stregatto ma-chi-mi-resiste?" e la magia di polvere tramutata gatto e di gatto evanescente in polvere è proprio sfiziosa e bella! mi fa sorridere ogni volta,
poi il brucaliffo, il detentore del segretoBLU', in perenne aspirazione da narghilè oppiaceo, rincoglionito e insieme saggio giacché le due esperienze vanno a coincidere, è come una droga parlante, una droga non nociva ma foriera di rivelazione, del genere verme segmentato già archivio storico dalla notte dei tempi e database vivente di tutti i giorni dell'universale calendario, nube fumosa-fumogena può sparare ogni verità di dogma e controdogma!
il drago il solito dragaccio che tanto lo si sa che pure questa volta finisce affettato a carpaccio, ecco quando al solito si va a parare nelle metafore guerresche, gli eserciti schierati, cattivo contro buono, paladino eroe v/s creatura malvagia , il film mi diventa più banale, non se ne può più (anche in Avatar è stata la parte più pallosa)bisognerebbe secondo me, nella coerenza delle storie da narrare, farne riferimento schematizzato o solo accennato o meglio dato per scontato, nozione inclusa e non mostrata,
infine Alice, non è facile darle faccia, è un simbolo e ognuno il suo simbolo se vuole gingillare a modo suo, ma la storia filmica di Alice esige la sua faccia, il regista l'ha trovata in Mia Wasikowska,
a me non è troppo piaciuta lo dico subito, per avere una bella massa di riccioli d'oro, è ben fornita, ma sprovvista della capacità recitativa squisita, con una scarsa espressività della mimica facciale, piuttosto ingessata, priva della portata luminosa degli aspetti candido-emotivi,
certo è comprensibile l'estrema difficoltà di modulare una gamma di sentimenti espressivi che deve andare dallo stupore appunto della meraviglia alla paura, dall'incertezza all'assunzione assertiva d'identità, dal cipiglio di fierezza all'esitazione o al diniego, dalla sorpresa al disincanto,
ricavo l'impressione che è come se incarnasse dei ruoli già assimilati e codificati senza essere immersa di volta in volta nella differenziazione emotiva in progress delle varie situazioni, come a dire che la bellezza dell'apparenza esteriore resta fredda o inefficace se non è supportata da quell'altra invisibile bellezza che fa faville quando affiora, quella qualità "spirituale" che aleggia su di una faccia alla Audrey Tautou, per intenderci, o di Marion Cotillard, o di Charlotte Gainsbourge o icona sopra tutte di Audrey Hepburn,
un volto parlante di quella levatura Tim Burton non l'ha trovato, della serie anche i genii toppano!
infine una catena di pensieri, ho avuto, sulla capacità di fantasia che ci si concede, si fa fatica ad accollarsene il carico e conseguenziale responsabilità, molto più facile l'automatismo di scivolare nella delega, nell'attribuire ad altri l'ideazione e la gestione della facoltà artistica e poi giudicare questo mi piace questo no, pronti e usi ad un'attività di critica accanita o sull'altro versante di pura idealizzazione ma di fondo allontandosi da sé perchè occupandosi di altro e di altri non c'è modo e tempo di farlo di noi e su di noi,
ci conviene? a chi giova? lo penso quale automatismo inerte, antievolutivo, dove si giocano difese e mancate assunzioni identitarie, dove si sciupa vita senza metterne a frutto i talenti, e poi resta un bisogno immenso di nutrirsi di cose d'arte e per ovviare si vanno a mostre, si acquistano testi sacri, si disquisisce, si rende omaggio a questo e a quello, tutto un grande scialo pur di non ingaggiare autonomia e indipendenza e creatività propria unica.
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6 commenti:
non ho letto non ho letto perche devo andare devo andare è tardi è tardi sai! lo vedrò, ti leggerò e ti dirò!
un bacio del sabato sera :)
A leggere tutte d'un fiato le righe sembra proprio di essere Alice che cade, cade , cade .....ma d'altra parte lo Stregatto sempre inquietante mi è parso ...e forse davvero più che la protagonista in sè , è sempre stata la storia la vera prima donna in questa favola , dove tutto e niente può essere , forse favvola amara sulla non verìtà della vita.un abbraccio al mio papavero in cerca di pace
p.s. ti ho lasciato un fiore;-)
ninetta fammi sapere, sei andata?
caty sagace! è vero che la la primadonna è la storia stessa!
la ricerca della meraviglia oltre l'apparenza,
grazie dei fior! te lo dico cantando
Di fornte alla meraviglia pura mi sento inadeguato: la mia capacità critica viene azzerato dal flusso lisergico delle emozioni.
Quando alice ca *di sotto* il lobo razionale del mio già insufficiente cervello è andato in pausa, e mi è restata solo la capacità di ubriacarmi di gioco giocoso.
il dialogo del Cappellaio - scombinato e bislacco, incomprensibile eppure comunicativo, è stato in qualche modo educativo.
tutto il mio essere adulto è andato in ferie, ed è stato un gran bene.
per cui [10.0] anche se la voce doppiata di alice era senza senso.
S.
hai seguito il coniglio fino al campo di papavero!
bene-bravo-ti-appoggio-subito!
flusso lisergico d'emozione sì, desiderio e spinta all'altro stato di coscienza, quella che azzera il grilloparlante del raziocinio ma non è facile perché quel grillo lì è pure un superio..
la caduta inarrestabile è stata un pugno nel mio stomaco (una delle promordiali paure del neonato è quella di cadere quindi resta impresso il terrore di quanto siano sicure quelle braccia che lo reggono) una scossa che ha prodotto, tanto per dirne una, il subitaneo pensiero che va alla morte, alla frammentazione,
gioia nel suo senso d'insito insight è stato quel pezzo sublime del film con la metafora della porta,la porta stretta ognuno scopra che significa,
hiaku da te sollecitato:
al Bianconiglio
un Papavero spetta
petali al vento
merci!
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