lunedì 20 settembre 2010

Andare in campagna. La sindrome di Sant'Agata a tavola




































all'aria settembrina si mangia all'aperto,

i cibi sono allestiti con quell'approccio del far da mangiare con piacevolezza e amore,

è una mistura ben precisa, accade perché già sono intervenute una serie più o meno lunga di catene -come in una formula chimica che infine si dispiega, di metamorfosi interiori,

di solito dietro alla naturalezza d'un piacevole ed amorevole sentimento di buona disposizione applicata in cucina c'è una lunga storia di educazione sentimentale culinaria e di personali illuminazioni sulla via di Damasco,

far da mangiare, una prassi adorabile, ovvio dico al di fuori da logica di pressing o di obbligo in senso lato, solo per il piacere di farlo per la libido di sperimetarlo e di condividerlo con un entourage amato,

Paolo, in full immersione in sindrome sant'Agata, se ne sta in cucina per ore e ore, a imbastire piatti di vario ordine gerarchico,

e sono salse e passati e contorni di verdure e primi piatti e riduzioni al fuoco e dolci da forno e dessert al cucchiaio e botte di minipimer qua e là e mestoli rigirati e carbonelle da barbecue, mentre profumi si spandono e si sovrappongono per casa ed eccitano i sensi alle imminenti degustazioni,

e sono salti in cantina a snidare certe bottiglie di vino per destinarle ad accompagnamenti ad hoc,

quando la cucina luogo alchemico per antomasia ospita un prestatore d'opera che si mette all'opera in un assetto da felicità di base è altamente probabile che il tempo culinario venga scandito in performance creativa, in operatività con brio e tutto l'insieme della frizzante prestazione acquista allora caratteristica virtuosa,

far le cose con amore le rende efficacemente buone e belle, non è la scoperta dell'acqua calda ma nozione ben precisa, imprescindibile, in via letterararia teoricamente codificata da quando Karen Blixen ne ha fatto pietra miliare, nella sua novella Il pranzo di Babette reso mirabile film nelle mani di Gabriel Axel,

sì anche noi ci sentiamo migliori e riprendiamo vocazione al buono quando in tavola arrivano i cibi allestiti con amore,

donc merci mon cher ami!


2 commenti:

artemisia comina ha detto...

posso? ; )

papavero di campo ha detto...

rosolio alla cedrina o al cedro?:-)
(io dico entrambi entrambi)

 
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