giovedì 16 settembre 2010
Puglie. Lunapark Alberobello. Il tricotrullo
(questa è di Reaper, immagine ideazione e definizione) l'occhio di Reaper che batte tricolore! (mah e boh, anche gli esterofili a volte un cedimento)
è il destino delle tipicità accentuate, del concentrato di segni, quando portare il vessillo ed incarnare una simbolicità porta al fumetto caricaturale, all'appiattimento del messaggio, alla desolazione ottusa da lunapark, alla ripetizione nevrotica del sintomo anche se si tratta di costruzioni di pietra,
Alberobello nella morsa della fruizione collettiva è come un lunapark, tutta una bottega tutto un richiamo all'acquisto obbligato, almeno una presina a forma di trullo o uno strofinaccio da cucina con ricamo naif -e sono pure belli e ben fatti- suk e bazar nel rito perenne della mercanzia,
mi fermo spesso e volente a curiosare e sbirciare e qualcosina resta appiccicato alle mani giammai che ne esca indenne,
ci sono, poche, un paio ne ho viste di botteghe che offrono merce pregiata, lino a telaio e ricami di tombolo, belli della bellezza ecru che sta da dio col bianco, asciugamani con frange di seta e tovaglie da tavola countrychic, tessuti che costano si sa,
c'è un'aria afosa, condanna e frustrazione al tic zelante del piede turistico,
il clima metereologico di grigiacappa non giova alle foto, del resto fotografare si deve, minima devozione d'omaggio all'eccentricità d'un luogo che ha voluto l'esclusiva, che esibisce il suo marchio, che lo perpetua -in rumine e rigurgito- e te l'appioppa,
Paolo invece mi suggerisce l'ipotesi d'altra visione, ti puòlevare il fiato "devi vederla d'inverno, quando c'è la neve, senza passi d'umano"
eh già senza nessuno per illuminarsi di bianco silenzio abbacinante,
eppure che paradosso! è la folla che sciupa ogni cosa ma senza presenza umana un luogo non prende vita,
ci risiamo, resta la soluzione individualista, cara indissolubile certezza, amata patologia dell'occidente: noi e solo noi misura di tutte le cose, gli altri ingombranti ed intrusivi!
haiku al trullo:
camicia bianca
la mimica teatrante
anima il cono
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6 commenti:
bellissimo l'haiku, preciso e puntuale.
Purtroppo è vero che il piede turistico rovina l'atmosfera, ma è anche vero che ci vuole un piede umano per avere la dimensione del tutto. Suggestive le fotografie, che rafforzano la forza (perdona!) del tuo scritto.
Grazie :-*
quanti pensieri, con questi trulli.
fabiana, le foto una mania ormai, i pensieri sparsi e in brevità a mo' di piccole punteggiature,
ciao a te e al tuo bel tesoro, Ale vero?
artemììì stanotte t'ho sognata!
cara Papavero, sempre così acuta. mi riconosco nei tuoi pensieri ("noi e solo noi misura di tutte le cose, gli altri ingombranti ed intrusivi!"), ma soltanto quando mi ritrovo i turisti italiani tra i piedi, fosse pure sulla cima dell'Everest. Passammo da Alberobello nel 2004 ed io non sfuggii alla malia di una bottega ricolma di tovaglie fatte a telaio. Ne scelsi una che costava un botto, ma era così insolita per me. Peccato mi si sia leggermente ristretta dopo qualche lavaggio ed ora la considero una tovaglia da 6 anziché da otto. :)
eugenia qunt'è comune la nostra aspirazione a illuminarci d'immenso senza intrusi tra i piedi:-)
gli italiani poi vil razza caciarona! guarda al ristorante gli urli e gli strepiti ( e guarda credo di non esserne nemmeno io immune!)
la tovaglia mi auguro sempre bella anche se ristretta
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