lunedì 14 novembre 2011

UNDICI UNDICI UNDICI Bob Dylan e Mark Knopfler a Firenze

un papavero a Mark E a Bob
e all'Undici Undici Undici,
dies memorabilis




anche una borsa papaverizzata all'uopo






L’UNDICI UNDICI UNDICI

E' STATO UN GIORNO MEMORABILE


undici undici undici, concerto al Mandela Forum a Firenze di Mark Knopfler e Bob Dylan




sul palco Mark Knopfler, con una splendida band di sette musicisti (anche la fisarmonica!)

Mark è uno che ti spezza il cuore, lo sapevo, e sapendolo è così bello ritrovarmi a viverlo sul serio, e dopo, avendolo vissuto, tenermi in serbo la preziosa sensazione





UNDICI UNDICI UNDICI Bob Dylan a Firenze

per la prima volta ho visto Bob Dylan, il vecchio Bob canta e suona, tastiere e chitarra, si diverte, potrebbe essere che si diverta anche se divertirsi è un dire eccessivo riferito a lui, fa quel che vuole, fa il suo spettacolo soprattutto sotto il segno del rock and roll, non se la mena ma nemmeno è lì per sedurre alcuno, non è il tipo che dà confidenza;

la voce sua è bella, familiarità di timbro e colore, come un dardo taglia la memoria affettiva ed è memoria d'affetto essa stessa, supersonicamente mi riconnetto a tutte le ore di ascolto e alle emozioni che da esse zampillavano ed è subito una marea emotiva nell'attimo reale dell'ascolto live,

voce roca, graffiata, reiterata, voce d'essenza dilaniana dilaniata, voce unica, insostituibile, voce sacra, voce sfruttata ma non troppo rantolante come immaginavo;

ed io sono così emozionata di esserci, fissa col binocolo dalla tribuna sud, non riconosco nessuna delle canzoni che fa, quasi nessuna! che sempre sono stravolte -ma così fan tutti- mi godo lui, il suo esserci, figure and voice e show;

il mito è là, lo vedo, si muove, si dà in pasto, si contorce, si piega nella sua tipica postura china a gambe divaricate, passeggia, non ride mai, non flirta, non ammicca, non si concede, il mio bob -mio del mio immaginario, canta e suona, ha un look mezzo da rabbino, beh con quel cappello in capo e i basettoni e l'inconfondibile marchio somatico levitico di lineamenti, ora più tirati -che da sempre tanta fascinazione ed attrazione ha su di me esercitato, buffamente s'è vestito da picador o caballero di Toledo, giacca gallonata coi bottoni d'oro, camicia verde smeraldo coi luccichini e scarpe lucide bianche e nere da gangster anni '30.. ma bob è bob può attraversare stili e look, può fare quel che vuole, essere quel che è, icona condannata icona forse persino con se stesso.

Il pubblico fiorentino non è troppo acclamante, forse non è alla sua altezza o forse non vuol sentirsi così snobbato e cosa inaudita, non c'è il bis, lui non lo dà perché il bis non viene richiesto, cosa che mi pare piuttosto rara e parecchio strano

ma sono stata là, con amici cari e altrettanto preziosi

e sono stata molto felice, delle buone vibrazioni, delle emozioni, degli eventi, degl'incontri

e, grata, mi riconcilio con il duemilaundici





4 commenti:

dede leoncedis ha detto...

mi sarebbe piaciuto esserci

papavero di campo ha detto...

oh di certo!

Romy ha detto...

Cara carissima Laura...scusami se mi faccio viva solo adesso e con uno scarno commentino! molto di più vorrei chiacchierare con te e ti giuro, lo farò a breve...per ora un bacio ed un abbraccio grandi: sono contenta che tu ti sia vissuta questa bella avventura, sono quei dardi al cuore che ci rimangono conficcati a rinvivirlo!

papavero di campo ha detto...

sì cara romy tu cogli sempre l'essenza, come dardi restano conficcati a rinvivire il core! (voglio dire il core!)
un bacio e un abbraccio

 
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