domenica 14 dicembre 2008

Fanny e Alexander di Ingmar Bergman







dieci minuti dell'inizio film

Fanny and Alexander (1982)






In VHS c'era la versione ridotta, in dvd c'è quella lunga di tre ore e dieci minuti (ridotta pure questa perché in origine era di cinque ore).

Ieri pomeriggio con una ininterrotta pioggerella che ha tenuto a bagno la città e nel compiacimento di star lontani dalla pazza folla delle beghe natalizie, è stato perfetto dedicare una buon parte del pomeriggio a vedere la versione lunga del film di Bergman, -1982 il terzultimo della sua carriera di cineasta.

Lo guardo sempre volentieri, ne avverto proprio un preciso desiderio, è uno dei miei film di Bergman preferiti.

Mi cattura. Mi porta per mano in un luogo di immaginazione e di sognante irrealtà.

Molte corde smuove in me, molti filtri di lettura si avvicendano e quello psicanalitico che tanto mi appassiona e che si fa predominante, ho cercato , in questa ultima visione, di tenerlo a bada (ma gli spunti sono innumerevoli!) ho voluto godere di un abbandono al libero fluire delle immagini.

E' straordinario l'inizio del film, la curiosità esplorativa straniata della casa da parte di Alexander che si muove in trance come la vedesse per la prima volta. La poetica solitudine dei bambini quanto è popolata! La comparsa-apparizione dei personaggi principali del film colti nella intrinseca appartenenza al ruolo che non è finzione scenica ma strutturale campionatura umana ed è questa la magia del grande cinema. Essere dentro la storia e dentro le vite mentali dei singoli personaggi in una immedesimazione che ti porta via dalla tua personale realtà.

Il teatro è fondamentale in questa storia.

Il gioco della rappresentazione che si fa vera essendo finta ed è per finta essendo vera.

Il teatro è continuamente segno di rimandi di citazione di teoria e di allusione e di soluzione infine.

La saga di questa famiglia è racconto di teatro nel teatro della storia. I piani si intrecciano e si alimentano reciprocamente. I sentimenti e l'affettività sono stracolmi di teatro, di illusione di teatro e di risorsa di teatro.

Che magia ha saputo generare il grande regista!

C'è l'autobiografia molti elementi riconducibili alla privata storia, la matriarcale nonna con la sua dotazione di protezione e di rassicurazione, il patrigno vescovo duro e repressivo perchè è quello l'alfabeto di cui dispone, l'ambiguità della mamma, ma non era questo l'intento di Bergman, di raccontare di sé quanto di creare una storia, di dare vita a quella storia che avesse la capacità di contenere sogno e metafora e tutti quei fili che intessono le trame della nostalgia del dolore e dell'illusione e della fiducia.

"il mondo piccolo" ritagliato e delineato a proprio piacere e a propria veduta, contrapposto a quello là fuori "il mondo grande" e l'intento che il piccolo possa far capire il grande, "farlo capire un po' meglio" ma anche il mondo piccolo che possa far dimenticare "il duro mondo che è là fuori".

Così il teatro "è un piccolo spazio fatto di disciplina di ordine e di amore".
Questo dice Oscar, l'attore malinconico, il papà amorevole di Alexander e di Fanny.

Infine la nonna, sovrana e motore della ruota familiare, sempre aitante e bella nonostante il passare del tempo, e quasi per nulla credibile nei ciclici picchi di rattristamento con quei suoi piccoli incerti moti di voglia di piangere, tanto le lacrime non vengono, non vogliono scendere ed è più semplice riprendere il controllo, un percorso naturale che il femminile, un femminile di quella tempra sa condurre e gestire persino dignitosamente e con brillantezza.

La nonna, questa radicata nonna, alla fine del film ha in mano un libro, che le ha dato la nuora Emily, la mamma dei due ragazzi, con un affettuoso invito a ricalcare le scene, ambedue, ne sono state lontane ma hanno in cuor la voglia di tornare ad essere attrici.

Il libro è Il sogno di August Strindberg, l'autore tanto amato da Bergman , di cui fin da ragazzo si era procurato l'opera completa suscitando la disapprovazione paterna e l'intimazione a far uscire dalla sua casa quei libri, ma come racconta il regista, nessuno di fatto gli ha poi impedito di leggerlo il suo Strindberg.

Alexander si accuccia sul grembo dell'amata nonna e lei ad alta voce legge:

"tutto può accadere
tutto è possibile e verosimile
il tempo e lo spazio non esistono
su una base insignificante di realtà
l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni"

Più atto d'amore di questo al teatro ed al bisogno umano della rappresentazione con i suoi eterni alleati, l'immaginazione e il sogno!




tratto da Il sogno di Strindberg:

Tutto può accadere. Tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, su una base insignificante di realtà, l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni: un misto di ricordi, esperienze, invenzioni, assurdità e improvvisazioni. I personaggi si scindono, si raddoppiano, si sdoppiano, svaniscono, prendono consistenza, si sciolgono e si ricompongono. Una coscienza, tuttavia, sovrasta tutte, quella del sognatore: per essa non ci sono segreti, inconseguenze, scrupoli, leggi. Egli non condanna, non assolve, solo riferisce; e poiché il sogno il più delle volte è doloroso, solo di rado lieto, una nota di malinconia e di pietà verso quanto è vivente attraversa il vacillante racconto.


[August Strindberg, nota introduttiva a Il sogno - parzialmente citata nella scena finale di Ingmar Bergman, Fanny e Alexander]

11 commenti:

artemisia comina ha detto...

ah, quanto mi piace!

artemisia comina ha detto...

e tutte quelle stanze, quegli oggetti parlanti?

papavero di campo ha detto...

pura meraviglia!
il teatrino con le fiammelle e gli sfondi mobili, il vetro gelato, l'orologio che batte le tre e il carillon della statua che si muove, alexander sotto il tavolo che si bea della realtà e della sua immaginazione, e fuori il vero inverno dei pittori fiamminghi, l'immenso tavolo addobbato, il rosso che santifica la festa, gli alberi grandi di natale e le ceste dei regali portati dalle eccitate fantesche,
che meraviglia!

e la casa dell'ebreo Isac, stracolma di cianfrusaglie e di antichità a profusione e intrisa di vera magia, coi fantasmi la mummia semovente, il padreterno burattinone, la follia psicotica e visionaria di Ismael e sempre gli occhi di Alexander pieni di curiosità e del coraggio di conoscere. Ah questo bambino è l'unica figura maschile di tutto il film che si salva, che ha un'identità maschile pur essendo piccolo e ancora dipendente dagli adulti, ha stoffa alexander già da adesso che stringe l'orso per andare a dormire!

Anonimo ha detto...

tutto è puro incanto.
aura

papavero di campo ha detto...

ciao cara aura!

Romy ha detto...

Non ho mai visto questo film e , adesso che tu lo hai presentato così bene, mi rendo conto della lacuna...provvederò prima possibile! Quando vengo a trovarti sul tuo blog, trovo sempre degli spunti interessanti... Un bacione grande

papavero di campo ha detto...

ciao romy,
un film bello e lungo, richiede la giusta attenzione ma ne vale la pena

marguerited ha detto...

E' uno dei m iei registi preferiti, questo film l'ho visto anni ed anni fa. Grazie per avermelo ricordato
a presto
marg

a.o. ha detto...

e dopo questo assaggio, come faccio a non continuare? me lo ripappo tutto, per l'ennesima volta.

marina ha detto...

hai scelto un film che ho molto amato! e mi hai fatto venire voglia di rivedere.
E lo hai arricchito di osservazioni preziose.
Grazie per la citazione integrale di Strindberg e per averci restituito quel mondo magico
marina

papavero di campo ha detto...

marguerite
aiuola
marina

noi accomunate dal piacere della visione del film

 
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