domenica 11 gennaio 2009

Fabrizio De Andrè. Inverno da "Tutti morimmo a stento"




Inverno


Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.
Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.
Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.
Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.
La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica.
Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti.



Fabrizio de André - Inverno





A Fabrizio la mia gratitudine per la compagnia avuta e data, per l’intima smodata intimità, per il nutrimento incessante che dalla sua voce dal suo canto dalla sua parola mi sono stati consegnati, ché ne facessi uso proprio, di elaborazione, di incoraggiamento alla pensabilità, alla capacità di raffigurarsi un altro punto di osservazione. Fabrizio non un guru, non un maestro non l’intransigente guida spirituale, ma archetipo umano da fratello maggiore, da amico che percorre la strada e mostra la tolleranza, la vicinanza la comunanza, l’antiretorica, l’allergia costitutiva alle turpi menate del potere.

Fabrizio ribelle, poeta, individualista ad oltranza eppure infinitamente aperto all’umano, alla ferita alla caduta alla vulnerabilità della condizione umana, alla pietà vera, all’assoluzione delle colpe anzi all’evanescenza della colpa e del perdono. Esseri umani gettati nel mondo noi tutti bramosi d’amore. Fabrizio ha cantato ha parlato per noi, indistinto uditorio personalmente a lui collegati in emotività ed affettività.

Aver quindici anni ed ascoltare ininterrottamente “tutti morimmo a stento” è stato vaccinarmi con le sue parole, con il messaggio latente e implicito del rispetto all’unicità di ciascuno. Lo ricordo bene, distintamente, mi piaceva De Andrè, mi piaceva Pasolini, mi piaceva De Gregori, avevo correnti emozionali nei loro confronti, era immaginario ma io realmente provavo moti d’animo. Fabrizio mi ha vaccinata, se sono quel che sono, persino per quelle parti anarchiche, irrequiete e renitenti è anche perché ho incontrato lui sul mio cammino, lui e tanti altri. I miei alleati. I miei angeli custodi. Grazie a quelle preghierine fatte da piccola, all’angelo custode indirizzate!

8 commenti:

Romy ha detto...

Allora....grazie Fabrizio, per aver contribuito a rendere Laura la bella persona che è! :-)

papavero di campo ha detto...

romy grazie a te al tuo buon cuore!

Caty ha detto...

parti di noi che vengono da lontano ,per corrono starne starde e si siedono accanto a noi; alle parole che si incidono nel cuore e ci rendono umani e doloranti , ma sempre con tanto tanto amore

papavero di campo ha detto...

caty sì è così

Fastidiosa ha detto...

Hai scritto delle parole molto belle e molto intime per ricordare Fabrizio De Andrè, questo poeta che rimarrà vivo con la sua musica speciale in tutti noi.
Un bacione L.

papavero di campo ha detto...

grazie lidia del tuo passaggio e della testimonianza a fabrizio.
a presto!

che bell'inverno ho visto da te!

Paolo Ferrario ha detto...

se penso che l'LP 33 giri la storia di marinella è del 1968 e che quell'anno avevo i famosi vent'anni di cui parla paul nizan puoi immaginare come gran parte della mia prima adultità sia passata per quella voce e quelle canzoni.
ricordo che a trento vivevo con 3 anarchici (uno individualista e gli altri comunisti: così si autodefinivano loro) e sentivamo tutti i tardi pomeriggi i dischi di de andrè.
poi ne fine settimana tornavo a como e lì frequentavo un gruppo di cattolici impegnati in politica . e con loro ancora ascoltavamo de andrè.
questo per dire che il poeta - musicista ha attraversato i confini
ho letto con vivo piacere intersoggettivo la tua biografia intrecciata con questo artista
buoni giorni
paolo

papavero di campo ha detto...

caro paolo grazie della tua visita,
fabrizio per me non è il culto non è l'icona, ma una presenza amica familiare calata nella mia cornice di vaghezza-che quella allora mi definiva (e per tanti versi ancora oggi)quando lo sperdimento si rallegrava di poesia e quando l'anelito dentro e il palpito mi lievitavano alla gola e non sapevo perché non rispondeva a un perché.

fabrizio è stato molto amato e non so non conosco qualcuno che sia rimasto indenne al suo contagio di emozione

 
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