venerdì 6 marzo 2009

Una porta con autoscatti






grigio cenere-tortora-venature di rosa, la porta incrostata-scrostata anticata parla i segni del tempo, della pioggia, dell'aria, del sole

la manina battente solitaria aspetta il contatto con altre mani

4 commenti:

a.o. ha detto...

"Che gelida manina!
Se la lasci riscaldar...
Cercar che giova?
Al buio non si trova.
Ma per fortuna
è una notte di luna
e qui la luna l'abbiamo vicina.
Aspetti signorina,
le dirò con due parole
chi son, chi son,
che faccio, come vivo.
Vuole?
Chi son?
Chi son?
Sono un poeta.
Che cosa faccio?
Scrivo.
E come vivo?
Vivo."

papavero di campo ha detto...

a proposito m'è sempre parso insostenibile che Rodolfo, uno studente bohemien in una gelida soffitta e certamente sull'affamato andante dovesse avere la stazza di Pavarotti e con un fioccone a papillon, fuor della logica non l'ho mai sopportato:)))

a.o. ha detto...

incongruenze della messa in scena, un motivo in più per ascoltare l'opera ad occhi chiusi ;)
a me accade spesso, ascoltando la musica a teatro, di chudere gli occhi, come se visualizzare fosse superfluo.

p.s. una volta, però, non trattandosi di musica ma di tragedia (ifigenia in tauride), li ho chiusi un attimo e, hops, mi sono addormentata :(

papavero di campo ha detto...

aiuolina, confessione per confessione, a me è successo a volte con i concerti del maggio fiorentino, avevo l'abbonamento con un orario svantaggioso, l'otto di sera nella stagione invernale una volta in sala, subito il tepore le luci basse sprofondare in poltrona e tutta la stanchezza del giorno addosso come un macigno, metti una musica da camera e camera è stata!

 
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