domenica 7 febbraio 2010

Venezia. Dolci kosher di Giovanni Volpe, di vera squisitezza














grande idea varcarne la soglia,

il panificio Giovanni Volpe sta in Calle del Ghetto Vecchio,
Cannaregio 1143, Venezia, tel. 041 715178,

sforna dei dolci di mandorle di una rassicurante solida vecchia bontà, nessun effetto speciale, nessuno specchietto per le allodole, ci senti i rossi d'uovo e le mandorle dal vero sapore di mandorla, legati dallo zucchero e basta, nient'altro,

affascinantissimi gli azzimi dolci, duri e secchi, e con i semi di anice, la memoria va ai brigidini toscani o ai miei "miscotti" abruzzesi ma questi sono un'altra cosa perché privi di lievito ovviamente e da fare attenzione a non spezzarsi un dente,

inzupparli nel latte è una gradita esperienza che chiede d'essere ripetuta,

niente di meglio che ritagliare una cornice di frugalità, la sera in albergo, quando di giorno s'è bacareggiato un po'troppo,

e fortuna vuole d'incappare in un latte buonissimo, ma cos'è? un Granarolo di produzione biologica, ma è davvero notevole sa di latte sa di panna!

gli altri dolci, quelli di mandorle che buoni! quelli allungati hanno un cuore morbido di pasta di mandorla raccolto in un astuccio di pasta non dolce così l'equilibrio è perfetto,

gli altri, di forma tonda allargata, schiacciata, li connoto d'atmosfera arcaica,
mi ricordano quelli che una volta faceva mamma chiamandoli paste di latte, destinati alla colazione, semplici ma di grande bontà come a dire d'un rigore buono!


A pochi passi dal panificio c'è il ristorante ebraico Gam Gam, cui c'eravamo indirizzati una certa sera, intravediamo, dalla vetrina, un tutto pieno - è in corso una serata forse commemorativa a soli due giorni dal giorno della memoria, e la nostra piccola frustrazione viene captata da un dolce giovane uomo che sta nel locale e che si connette con la nostra aspettativa e come se ci aspettasse aprendoci la porta per estenderci un invito, con un garbo e una rara vivacità di occhi vivi e parlanti, a tornare l'indomani, non ci torniamo,peccato, irretiti da un'altra meta che si rivelerà invece non all'altezza:


7 commenti:

Cuoche dell'altro mondo ha detto...

È da un po' che medito di andare a Venezia, città a me ancora sconosciuta. E ora entro, dopo tanto, nel tuo blog e mi fai fare un viaggio fotografico in questa splendida città. Che meraviglia. E che voglia di partire. Chissà quando mai ci riuscirò.

Un abbraccio, caro Papavero.
Alex

papavero di campo ha detto...

cara alex stai centellinando il pregustare del piacere di andare! ti succederà prima o poi e sarà bello! immergerti in una dimensione di magia fatta storia e realtà vera!
un grande abbraccio!

Dede ha detto...

Mi hai fatto venire un agrande nostalgia, vedendo questo foto del ghetto vechcio ed il panificio, dove andavo ogni giorno a prendermi la "merenda" nell'intervallo scolastico (la mia scuola e' sul retro). Colori e sapori della mia citta' che porto continuamente del cuore, abitando da lungo tempo a Pordenone. Complimenti per il tuo sito, che ho gia' avuto modo di apprezzare.
Dede Federica

papavero di campo ha detto...

Federica Dede benapprodata!
aver suscitato emozione di venezianità in una veneziana vera mi fa un gran piacere,
il tuo panificio sforna prelibatezze in una cornice di familiarità e di semplice normalità ed è qualcosa d'importante che lascia tracce, grazie di essere passata da me

la belle auberge ha detto...

Cara Papavero, è bellissimo scoprire Venezia attraverso i tuoi occhi. Hai scattato delle foto molto suggestive, complimenti! Mi par di riconoscere, tra i prodotti in vetrina, le impade, i tipici dolcetti del periodo di Channukka' . Nel caso volessi riproporre a casa la magia del panificio Volpe, ti indirizzo a questo link , dove troverai pubblicata la ricetta di una mia amica.
un abbraccio
eugenia

papavero di campo ha detto...

cara eugenia mi fai contenta,
il tuo commento mi è particolarmente gradito per una serie di elementi preziosi:
1)grazie delle impade, d'aver dato nome a quella delizia, il nome infatti c'era scritto in vetrina ma che io l'avevo omesso

2) grazie della ricetta di Lyda,che è Sandra vero? la veneziana di altrotempo,
di cui i primi tempi del blog ho avuto il piacere di ricevere una visita e di esserci scambiate due parole attraverso i commenti d'un post

3) è strabiliante, grazie a te metto a fuoco la ragione della familiarità di quei dolci ebraici e di questo in particolare, ho letto la ricetta e con vera emozione e pure un senso di soddisfazione ho riconosciuto la coincidenza esatta dell'impasto di un dolce abruzzese, uno di quelli dl mio lessico familiare, eccolo

http://papaverodicampo.blogspot.com/2007/12/calcionetti.html

la differenza è nel guscio esterno, da noi l'astuccio contenitivo è una pasta tipo frappa, croccante, che si deve friggere, l'impada invece ha il guscio di pasta che va in forno, ma il sapore in bocca mi era familiare e buono in special modo come sono buone ed intime le cose familiari!
vedi quanti motivi ho per dirti grazie!
facciamo allora che passi più spesso e mi fai contenta! mi prendo la confidenza..
un grande abbraccio

la belle auberge ha detto...

Sono io che ringrazio te, Papavero. I tuoi post su Venezia sono meravigliosi.

Sì, Lyda è anche Sandra ;)

felice di aver contribuito a risvegliare dolci ricordi e sapori del passato; ti abbraccio e faccio promessa di commentare di più (ti leggo sovente, sai? e' la mancanza di tempo che mi costringe ad essere così avara di parole).

a presto
eugenia

 
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