martedì 27 settembre 2011

papaveri di sera






papavero in rosa







il tredicesimo invitato





Il tredicesimo invitato

Grazie – ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano – lui ascolta.
Fra tante risa cerca di sorridere.
Inetto, benchè arda,
a sostenere quel peso di splendori,
si sente grato se qualcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito “sto per piangere!”
E all’improvviso capisce
che siede un’ombra al suo posto:
che –entrando- lui è rimasto chiuso fuori.

Fernanda Romagnoli


Giardino inglese e papavero italiano



Giardino inglese


Come un lampo - rividi quel sentiero

fra le magnolie. E mi toccò il pensiero

che la nicchia nell'edera ancora

non avesse scordato la mia schiena,

che il nido di verbena

non si fosse riavuto.

Da poco era piovuto, e i grandi fiori

dissetati splendevano, che un tempo

come piccoli pugni si serravano

per resistere a un marzo di gran vento.

Passando, in un barbaglio lo rividi.

O mi parve. Talora la memoria

volta lo specchio:

non più freccia - bersaglio.



Fernanda Romagnoli




corsa







è corsa -in corsa, fuga -in fuga, transito -in transito, moto -in moto

Joy Division - Shadowplay





sabato 24 settembre 2011

giovedì 22 settembre 2011

mercoledì 21 settembre 2011

gran papavero e micio nero







papaveri incontro





Ora che capovolta è la clessidra

Ora che capovolta è la clessidra,
che l'avvenire, questo caldo sole,
già mi sorge alle spalle, con gli uccelli
ritornerò senza dolore
a Bellosguardo: là posai la gola
su verdi ghigliottine di cancelli
e di un eterno rosa
vibravano le mani, denudate di fiori.
Oscillante tra il fuoco degli uliveti,
Brillava Ottobre antico, nuovo amore.
Muta, affilavo il cuore
al taglio di impensabili aquiloni
(già prossimi, già nostri, già lontani):
aeree bare, tumuli nevosi
del mio domani giovane, del sole.


Cristina Campo



Apprestandosi angelica notte






l'angelica notte

Canzoncina interrotta

Laggiù di primo ottobre
la marea delle foglie
all'angelica notte
già tratteneva il piede.
Non vedute cadevano
(là tutto era furtivo),
lento frusciava rune
al plenilunio un fico.
Sfilava dal tuo sogno
un micio le sue cabale,
veranda incomparabile,
dolce Capodimondo.
Solo la veemente
mia ora lacerava
sul cancello le rose ...
E riversa una statua
forse mordeva - al turbine
di quel volo - l'autunno,
origliere di muschio…

Cristina Campo



Amore, oggi il tuo nome

Amore, oggi il tuo nome
al mio labbro è sfuggito
come al piede l'ultimo gradino...
ora è sparsa l'acqua della vita
e tutta la lunga scala
è da ricominciare.
T'ho barattato, amore, con parole.
Buio miele che odori
dentro diafani vasi
sotto mille e seicento anni di lava -
ti riconoscerò dall'immortale
silenzio.

Cristina Campo


Passo d'Addio

Si ripiegano i bianchi abiti estivi
e tu discendi sulla meridiana,
dolce Ottobre, e sui nidi.
Trema l'ultimo canto nelle altane
dove il sole era l'ombra ed ombra il sole,
tra gli affanni sopiti.
E mentre indugia tiepida la rosa
l'amara bocca già stilla il sapore
dei sorridenti addii.

Cristina Campo -1945-


di chi sono i papaveri?



di chi sono i papaveri?
sono del vento e dei campi e della terra e degli occhi e del cuore,
sono di tutti



la domanda mi è sorta per suggestione essendo venuta oggi a conoscenza di una bellissima poesia

"Di chi sono? Io sono dei piovaschi e delle siepi e delle erbe chinate dalla pioggia e della chiara canzone che non gorgheggia, del desiderio che sta chiuso in lei. Di chi sono? Io sono di ogni piccola cosa smussata che mai spigoli ha conosciuto, dei piccoli animali che reclinano la testa, sono della nuvola quando è straziata. Di chi sono? Io sono del timore che mi ha tenuto con le sue trasparenti dita, del coniglietto che in un giardino in penombra esercita il suo fiuto. Di chi sono? Io sono dell’inverno ostile ai frutti e della morte, se il tempo lo chieda, io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta, al posto di una mela ai vermi lasciato in preda."

Jiří Orten


sono i pensieri di un altro, di un poeta a me sconosciuto -che è nato l'anno del mio papà- che sono pensieri miei, anche miei perché davvero questo inconscio collettivo ci nutre tutti, e tutti ci tiene legati a un filo e fili noi stessi ci ingaggia a trame di affinità di sintonia di somiglianza e ci clona persino nei tratti identitari nelle passioni e nei moti d'animo.

E quanto è esaltante ritrovarci! leggere lo stesso libro, essere agitati della stessa passione ci fa sentire meno soli e ci fa bene nel momento in cui ci rende espansi, più aperti, meno autoreferenziali.

La poesia è bellissima. La poetica del chi sono e di chi sono attraversa il cuore poetico di tutti gli umani pensanti, siano John Donne o Emily Dichinson o Giacomo Leopardi o Blaise Pascal o Antonia Pozzi o Cristina Campo o Giacomo da Lentini o William Shakespeare, si tutti. Penso al "Dio delle piccole cose" di Arundhati Rhoy, passano anni e potrebbero scorrere eoni ma l'inquietezza del domandarsi avrà sempre vita finché vita sarà.



martedì 20 settembre 2011

ultimo quarto








ultimo quarto
un cipresso svetta verso
la luna ignara


haiku di giorno mirando la luna, -20 settembre 201-



 
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