lunedì 5 aprile 2010

Pranzo di Pasqua. Pioviggina. I primi tre papaveri a rallegrare la tavola























pranzo di tradizione, a casa mia, vuol dire restare all'insegna della semplicità, non sono graditi cibi con preparazioni sofisticate, anche le classiche italianissime lasagne non incontrano, però un classico ragù di carne con spuntature e polpa scelta di maiale è votatissimo, gli antipasti vengono saltati a piè pari con la scusa che inducono a sazietà prima ancor di cominciare,

quindi il mio menù pasquale ha deciso :

un primo con l'ottima pasta abruzzese dei F.lli Cocco, delle lunghissime mafalde dagli orli ricamati, ognuna d'una lunghezza doppia che ha dovuto esser dimezzata a mano, al condimento di ragù di carne, che ho assoggettato ad una cottura che ha sfiorato le tre ore, nel suo preliminare soffritto con gli ortaggi classici di cipolla bionda, sedano carota e una buona integrazione di polvere di cumino, e qualche fogliolina di una salvia nuova di zecca,

involtini di noce di vitellone chianino, farcito con il nostro tris di base di familiare impostazione, aglio e prezzemolo resi molto fini con la mezzaluna e sottili fette di parmigiano come da carpaccio, che, una volta involtolati nella carta forno, vanno nel classico soffritto di verdurine a brunoise con aroma di vino bianco e brodo di carne per tirare a cottura,

le immancabili cotolette di agnello, impanate in un misto di pangrattato e semola di grano duro rimacinata,

un contorno composto da una ratatouille delle verdure primaverili più gustose: piselli freschi (da sgranare, un chilo e mezzo di baccelli rendono due etti di piselli), fave fresche anch'esse da sgraffignare agli ovattati baccelli, punte di asparagi e carciofi (le mitiche mamme!) che ho preparato mettendo tutto a crudo, in abbondante eh sì! olio buono con scalogno e porro a fini rondelline e molti teneri germoglietti nuovi di timo citrino,

un sontuoso vino rosso Villa Antinori, 2005 (con in prevalenza uve Sangiovese con aggiunta di Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, affinato per 12 mesi in barrique)

per dessert, la colomba delle Sorelle Nurzia -poteva mancare?, che ho accompagnato con una di quelle creme colorate affettive al sentor d'Abruzzo, che avevo preventivamente ideato e realizzato a prove di farcitura, limitandomi a ripeterne una, quella verdolina alla Centerba Toro, che è very schianto -posso dirlo con vanto ho individuato una sinergia di componenti che si uniscono strepitosamente assieme come in una fluida riuscitissima jam session!

Su tutto, la nota di bellezza del rosso dei papaveri, tre esili primipari dell'argine del mio fiume sotto casa, tre veri giovani nuovi esemplari portatori d'ogni simbolo e d'ogni memoria di morfologia, petali aerei che si configurano nello spazio dell'aria come impalpabile traccia di bellezza, di sogno e di realtà, ah papaveri miei quanto vi amo! quanto vi sono grata! avete rallegrato la mia tavola a Pasqua, avete celebrato il rinnovamento con tutte le sue leggi dure e perpetue e vitali.


2 commenti:

Ana Miravalles ha detto...

Che buon pranzo!
E bellissimi i papaveri
Un caro saluto dall'altra parte del mondo

papavero di campo ha detto...

cara ana rispondo al tuo saluto con allegrezza e brio, come un papavero muove i suoi petali al vento!

 
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