venerdì 30 novembre 2007

Emanuele Luzzati. La Maga di Maganza


tutta baldanza
la Maga di Maganza
curiosa avanza

Benigni tantrico

INFERNO CANTO V

Ieri in diretta televisiva Benigni e il canto V dell’Inferno.
Grandioso! Lasciamo la satira, il turpiloquio anche se le parolacce dalla bocca di Benigni sono roselline, sembrano poesie. Grandioso è stato l’entusiasmo autentico, la vitalità agita, l’amore sincero per il Sommo, sia per il poeta Dante che per l’Esistenza tutta. Inno alla vita, inno all’amore, inno all’umana essenza di ogni essere umano. Splendida lectio quando il Sapere subisce siffatta divulgazione. Non ci sono fini è per il piacere di dire di raccontare di affabulare. E l’identicazione di Benigni con questo canto è stata totale, tantrica pensavo, mentre pativa il dolore stesso di Dante e lo voleva rendere condividere persuaderci: efficacia retorica di persuadere di toccare con le parole di generare emozione di distillare sentimento. Dopo averlo chiosato Benigni infine recita il canto ed avviene qualcosa di molto pregiato, qualcosa di raro che accade soltanto se l’energia è zampillante: una trasfigurazione! Benigni è bello è diventato bello, il soma si è trasfigurato, sembra un angelo, ha una radiosità in faccia, è preso nell'emozione, c’è, ha lucidi gli occhi nel chiudere con il cadere come corpo morto cade. È stato struggente, autentico. Rara esperienza di consapevolezza resa in diretta! Stupefacente ma senza droghe, solo e semplicemente con le parole di Dante, con la storia di Paolo e Francesca. Ne sono rimasta molto emozionata.

giovedì 29 novembre 2007

Un'opera di Orsola Maddalena Caccia

Orsola (Orsolina) Maddalena Caccia
Pittrice e figlia d’arte di Laura Oliva, discendente del pittore Ambrogio Oliva, e del noto artista Gugliemo Caccia detto il Moncalvo, Orsola Caccia nacque a Moncalvo (AT) nel 1619. Una delle sei femmine di otto fratelli, vestì come altre quattro, Agata Rosa Anna, Laura Margherita, Cristina Serafina e Anna Guglielma (Francesca), l'abito religioso. Orsola entrò prima nel convento delle Orsoline di Bianzé, e poi nel 1625 nel monastero dedicato a S. Orsola che il Caccia fondava a Moncalvo ed in cui le figlie dell’artista formarono una comunità religiosa soppressa poi nel 1802 circa. Due sorelle divennero valenti pittrici: suor Orsola Maddalena e suor Francesca. Insegnavano a dipingere alle novizie e parallelamente accettavano commissioni esterne al Convento che ospitò, tra l’altro, due altre germane pittrici della metà del XVII secolo: Laura ed Angelica Bottero. Orsola, vissuta fino all'età di 80 anni, ebbe modo di perfezionare la sua arte: molti suoi dipinti si trovano in palazzi e musei del Piemonte e il matronage in cui ella fu coinvolta da parte dell’Infanta Margherita di Savoia, come il suo contatto personale con altri membri della corte sabauda, è documentato da diverse lettere del 1643.
Orsola Maddalena Caccia è a tutti gli effetti la prima specialista piemontese di nature morte: anche se il numero di opere di tal genere da lei realizzate non è molto ampio, esse sono tutte di qualità eccellente ed anche di notevole valore monetario. Iconograficamente ella non si allontana dai quadri di natura morta arcaica fiamminga, o nordica, di Ludger Tom Ring il vecchio e Georg Hoefnagel in particolare, per l'analoga struttura compositiva, semplice, fortemente verticalizzata e caratterizzata da grande simmetria ed equilibrio. La pittrice produsse inoltre piccoli dipinti ed oggetti devozionali caratterizzati da uno stile delicato in parte derivato dal padre (diversi sono conservati nel Municipio in Moncalvo, il cui palazzo incorpora quello del convento soppresso delle orsoline dal quale i quadri provengono), dalla di cui opera è perciò difficilmente discernibile la sua, anche se riconoscibili sono alcuni dipinti di "Orsolina" che firmava le sue opere con un ramoscello o un fiore. Tele e pale la cui attribuzione ad Orsola Caccia risulta accreditata, sono esposte in diverse chiese piemontesi: presso Moncalvo a San Francesco, a San Domenico (Sindone sorretta da Angeli), a San Paolo (Madonna del Rosario). e nella cattedrale (Cristo sfamato dagli angeli del deserto, antisacrestia); presso Riva di Chieri (TO) al santuario della Madonna della Fontana; presso Cuccaro (AL) nella parrocchiale (alcune pitture del tesoro della stessa sono attribuite anche a Francesca Caccia); presso Montatone (AT), paese natale di Guglielmo Caccia, nella parrocchiale (una tarda Madonna del Rosario, forse frutto di una collaborazione tra padre e figlia) ed infine nella splendida cattedrale gotica di Asti sono conservate una Resurrezione e Gesù confortato dagli angeli (nella Sacrestia dei Canonici).
Orsola Maddalena Caccia morì il 26 luglio 1676.

Opere
L’arcangelo Gabriele, collezione privata.
Santa Caterina d’Alessandria, collezione privata.
Santa Caterina d’Alessandria, collezione privata.
Sant’Agnese, collezione privata.
Composizione con fiori gialli, collezione privata.
San Giovanni Battista, 1644, Montemagno (AT).
Natura morta con uccello e frutta, su coppa con piedistallo, Robert Simon Fine Art, Satis House, New York.
Antonio col Bimbo e Madonna col Bimbo, Villa Pallavicino, Museo Civico di Bussetana (PM). Santa che legge, collezione privata (vedi allegato).
Vaso di fiori, collezione privata.
Madonna del Rosario, Parrocchia di San Paolo, Moncalvo d’Asti.
Madonna del Rosario, cattedrale, Montabone (AT).
Cristo sfamato dagli angeli del deserto, cattedrale, Moncalvo d’Asti.

I quadri di Orsola Maddalena Caccia sono stati esposti in due mostre recenti e importanti:

La seduzione della natura. natura morta in Piemonte nel '600 e '700, Torino, Museo di Arti Decorative della Fondazione Pietro Accorsi (2001).
Natura morta lombarda, Milano, Palazzo Reale, 1999-2000.

A cura di: Alacevich Allegra (scheda tratta da Dominae de L'araba Fenice)

Un altro mitico liquore: l'Alchermes

L'Alchermes: l'uso di questo liquore ci è pervenuto dalla Spagna ed è probabilmente di origine araba. Si prepara oltre che con alcool, zucchero, acqua di rose, scorza di arancia e vaniglia con varie spezie: cannella, coriandolo, macis, chiodi di garofano, fiori di anice, cardamomo; la cocciniglia gli conferisce il colore rosso vivo. La cocciniglia è un insetto che viene essiccato per colorare e che in spagnolo si chiama alquermes, dall'arabo Quirmiz che significa appunto scarlatto.
A Firenze era molto diffuso al tempo dei Medici che ne erano grandi estimatori apprezzandolo sia come liquore da bere sia nella preparazione di molti dolci.
Veniva fatto nell'Officina dei frati di Santa Maria Novella ed era definito "Elisir di lunga vita". Anche questo liquore - come tanti altri alimenti e ricette - entrò in uso in Francia dall'Italia, portato dai cuochi che seguirono Caterina de' Medici, tanto che divenne noto con il nome di "liquore de' Medici".
Or ora ho telefonato all' Antica Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella, per chiedere ragguagli, un signore molto cortese che per giunta alla fine della nostra conversazione si è dichiarato con la formula ahimè desueta ormai “siamo a sua completa disposizione” mi ha dato conferma che l’alchermes buonissimo da loro prodotto è sempre quello dell’antica ricetta dei fratelli domenicani dal 1612.

Dolce di ricotta di mio conio



Occorrono:
gr. 300 ricotta vaccina /3 uova usate intere/ gr.100 di zucchero semolato+ 3 cucchiai stracolmi di miele di acacia/ gr.200 di farina 00/ mezzo bicchiere di olio di mais/ 1 bicchiere di liquore Strega/ 1 bustina di lievito pan degli angeli/ chicchi d’uva bianca a piacere senza i semi/ gocce di cioccolato della Perugina-
impastare tutto con le fruste grandi del mixer;

suddividere l’impasto versandone una metà nella teglia sulla carta-forno, mettere i chicchi d’uva a metà privati dei semi e spargere sopra in abbondanza le gocce di cioccolato, versare il restante impasto, cui ho aggiunto, per aumentarne un po’ la dose, altre due dita di bicchiere di liquore Strega, al fine di ricoprire bene;

in forno preriscaldato, a 180° x 35 minuti

NB:
- creato by me! giudicato molto buono;

- Il liquore Strega è l'equivalente di un genius loci nella mia cucina, anzi prima ancora nella cucina di famiglia, in casa nostra senza è impensabile stare, è l'abc della dispensa, presenza mitica nel ricettario dolce, talismano insostituibile. Annusarlo, sentire il suo sapore è l'esperienza della madeleine di Proust, la stessa cosa, densa di evocazione, di ricordo, di memoria d'infanzia, lessico familiare dei sapori di casa. Mamma usava fare con gli estratti Bertolini i liquori fatti in casa, lo Strega, l'Alchermes e il Caffè sport . Ma c'era sempre anche lo Strega vero!

mercoledì 28 novembre 2007

Due ritratti di Giovanna Garzoni ad opera di Giuseppe Ghezzi



Il primo ritratto si trova alla Pinacoteca comunale di Ascoli Piceno. Giovanna Garzoni viene ritratta come una donna ormai anziana dal volto stanco, che guarda verso lo spettatore mostrando con la mano sinistra una miniatura ove è effigiata una dama; è vestita di nero con colletto e polsini di velo bianco.

Il secondo ritratto è conservato nell’ Accademia Nazionale di San Luca a Roma, con l’iscrizione Giovanna Garzoni P.M. 1670-

Frittata mon amour





Cibi veloci di lesta preparazione, perciò maggiormente appaganti se sei affamato stanco e voglioso di immediata gratificazione: la frittata per me è uno di questi (beninteso in seconda position dopo pane olio e parmigiano che resta la soluzione miracolo numero uno). Le patate amplificano la performance delle uova battute pure se si bruciacchiano un po’, come è successo stasera perché non ho voluto sdoppiare la friggitura e le patate l’una sopra l’altra hanno dovuto piegarsi alla mia fretta. Alla mia maniera aggiungo qualcosina, a volte il fior di finocchio, stavolta un peperoncino fresco a rondelline. Sempre verso sulle uova, prima di batterle, un filo d’olio, e da un po’ di tempo a questa parte un filino di acqua, così la frittata a mio parere viene più spumosa-

Il celebre haiku di Matsuo Basho

Furu ike ya
Kawazu tobikomu
Mizu no oto

Ho trovato molte traduzioni del celebre sublime haiku di Matsuo Basho.

Quella che preferisco è

Vecchio stagno
una rana salta
tonfo d’acqua.

Nello specchio antico
d’acque morte
s’immerge una rana.
Risveglio d’acqua.

traduz. di Irene Iarocci

Vecchio stagno
tonfo di rana
suono d’acqua.

traduz. riportata da Giangiorgio Pasqualotto

Il vecchio stagno!
la rana salta
tonfo dell'acqua.

traduz. citata in internet

Nello stagno antico
si tuffa una rana:
eco dell'acqua.

traduz. citata in internet

Sullo stagno morto
il rumore di una rana
che s'immerge.

traduz. citata in internet

Vecchio stagno
Una rana si tuffa
Suono d’acqua

(da internet, rubrica haiku a cura di Hideyuki Doi e Michele Ibba)

Un antico stagno
Una rana vi salta
Il suono d’acqua

(da internet, trilogia di haiku, introduzione all’opera di Benedetto Macaronio, a cura di Renato Pennisi)

Un vecchio stagno
Si tuffa la rana
Rumore d’acqua!

(da internet, trad. citata da Dario Giansanti)

Antica fonte
La rana vi si tuffa
Il suon dell'acqua!

(da internet)

In english:

old pond
a frog jumps
in the sound of water

old pond
frog jumps in
sound of water

old pond
leap-splash
a frog

(da internet, appendices to the bonsai forest)

Storia delle donne. Giovanna Garzoni










Giovanna Garzoni (1600 - 1670)
A fronte di una biografia fin'ora non molto documentata, rimangono a testimoniare l'abilità di questa pittrice, nata intorno al 1600, un consistente gruppo di sue opere conservate nella Collezione Pitti a Firenze, ma anche all'Accademia di S.Luca a Roma, che ne possiede un album con ben ventidue studi di insetti, frutta e fiori, lascito testamentario della stessa pittrice. Altri fogli di delicata pergamena a tempera, la sua tecnica prediletta, sono anche in altre Collezioni sparse in tutta l'Europa e nel mondo, come la Biblioteca Nacional di Madrid o il Cliveland Museum of Art.
La prima formazione della pittrice marchigiana doveva essere avvenuta ad Ascoli Piceno, suo probabile luogo di nascita, e poi, più specificatamente, a Firenze. Lì ebbe modo di conoscere l'opera di Jacopo Ligozzi, veronese d'origine, ma chiamato a Firenze nel 1578 dai Granduchi di Toscana ad illustrare, da quella data fino alla sua morte (1626), con disegni, pastelli e tempere, gli atlanti scientifici del mondo animale e vegetale.
Questa, "scientifica", è probabilmente la vera infrastruttura dell'opera della Garzoni; infatti, più che miniaturistica, come spesso è stata impropriamente definita, la sua pittura si compone di una sintesi tra la "natura morta" e il disegno scientifico (del quale lei, certo, non ignorava gli importanti esiti nell'attività artistica di Leonardo o Dürer).
E l'ambiente culturale fiorentino, al quale forse tornò, a più riprese, nel corso della sua carriera, era sicuramente tra i più adatti allo sviluppo di tale genere, visto il profondo interesse dimostrato per la scienza dai Medici dal Granduca Ferdinando II (1610-1670), che fu mecenate e amico di Galileo e da suo fratello, Leopoldo de' Medici, fondatore, nel 1657, dell'"Accademia del Cimento", nata a finanziare la ricerca scientifica.
Era il momento centrale della formazione artistica della pittrice a Firenze e i rapporti con i Medici, suoi committenti, si cementarono in un'amiciza che durò fino alla morte prematura di Cosimo II, nel 1621. Forse non solo a causa questa morte, ma richiamata presso altre corti dalla sua fama ormai consolidata, troviamo la giovane artista a Venezia, (Città in cui, fin dal Cinquecento esisteva una forte tradizione di ritrattistica naturalistica), dove lascia un ritratto di un giovane dipinto in miniatura, che attualmente si trova nella Collezione della regina d'Olanda.
Circa cinque anni più tardi, Giovanna è a Napoli. Lì veniva contesa da committenti importanti quali il vicerè spagnolo, duca d'Alcalà: ma da lì, forse per nostalgia di Roma, desiderava andarsene per ritornare nella capitale, dove già aveva lavorato per il prefetto romano Taddeo Barberini. Esperienze assorbite ed accumulate, esperienze tradotte in opere calibrate e gentili, sapienti, apprezzate non solo in Italia ma anche in corti europee. Contributi di culture diverse, anche straniere, come quelle, tanto di moda nel Seicento, dei pittori fiamminghi di nature morte sparsi dovunque in Italia, contribuiranno a maturare sempre più l'abilità di costruire trasparenze di vasi pieni di fiori preziosi, campionari di frutti, uccelli e piccoli animali.
La sintesi che ne deriva è una poesia delicata ma precisa ad un tempo. Il disegno accurato, la composizione sicura, la disposizione delle frutta e dei fiori su superfici non sempre determinate ma lasciate piuttosto all'immaginazione, gli accostamenti originali e contrastanti dei soggetti.
Un cromatismo delicato ed elegante, sono gli ingredienti delle composizioni della Garzoni e anche la ragione della sua fama durante la vita; soprattutto a Firenze, come si è visto, ma anche a Roma. Qui si stabilì infatti, ricca e stimata tanto da essere annoverata tra i membri della famosa Accademia di S.Luca; associazione di artisti, a quanto pare, meno maschilista di quanto si potrebbe supporre; e ben gliene incolse, visto che a questa Accademia la Garzoni lasciò oltre alla sue opere, anche il cospicuo patrimonio quando, nel febbraio 1670, morì.
L'unica condizione che pose fu quella che le venisse eretto un monumento funebre nella chiesa dei S.S.Luca e Martina, la cappella dell'Accademia. Cosa che fu fatta, per la verità un po' tardivamente, nel 1698, ad opera di Mattia de' Rossi, uno dei collaboratori preferiti di Gianlorenzo Bernini.

Scheda tratta da Dominae, il Dizionario delle donne che si sta realizzando da anni sul sito www.arabafelice.it curato da Anna Santoro

Arrosto lardellato






Un pezzo intero magro di polpa di maiale, salarlo.

Un battuto aromatico fatto di foglioline fresche di pepolino (timo), olive nere snocciolate, capperi in quantità a piacere, 2 spicchi d’aglio rosso.

Faccio tagli sulla carne e inserisco bottoni di pesto.

Spalmo su tutta la superficie senape di Digione forte, metto dei rametti di pepolino e avvolgo il pezzo di carne con fette di prosciutto crudo dolce e fette di lardo di Colonnata,

Arrotolo con spago bianco da cucina , metto a soffriggere lo scalogno a fettine e faccio rosolare la carne in tutte le superfici.

Il tegame deve essere ad hoc: il pezzo vi deve essere contenuto stretto, nei pochi spazi inserisco dei pezzetti di carote (che diventeranno un saporito contorno)

Porto a cottura con brodo di carne, trovo ottimo il granulare di carne knorr magro.

Dopo la rosolatura a fiamma vivace, cottura a fuoco basso per un’ora e mezza circa avendo cura di girare spesso l’arrosto.

Haiku " Lady Butterfly"





Lady Butterfly
come Gaspara Stampa
fatte d'attesa




Haiku "riti di casa"







Riti di casa
Le tazze restano
Le donne vanno



in risposta ad Artemisia che ieri postava sul suo blog :

Una tazza attende il suo tè.
Gli anni lenti passano.
(Sollecitazione per Murasaki, la scrittrice di haiku)

murasaki è stato il mio primo nickname di apparizione in web

Il filo lanciato mi ha rimandato all’attesa-





(le immagini di Murasaki Shikibu vengono da google immagini)

martedì 27 novembre 2007

Casa paterna in autunno







Giardino di casa di Rachele e Nicola, i miei genitori, a Roma

Il fioraio lungo strada





si chiama Paolo, è sempre sorridente e gentile, una dote naturale, ci sono esseri umani per i quali è naturale la cortesia e il garbo relazionale, fa tanto piacere incontrare queste persone lungo strada.

lunedì 26 novembre 2007

Bloggo anch'io



Ieri domenica è andata l’iniziazione al blog. Una full immersion con uno spropositato numero di ore sedute, a mezzanotte schiena accoppata ma umor contento anzi l’eccitazione addosso di quello stato di ebbrezza, non etilico no! Cioè avrei proseguito ancora… nel mentre degli esercizi per sgranchirmi, l’occhio parlava chiaro, tipicizzava la satisfaction della maniacalità pienamente assecondata e soddisfatta , poi ho ricevuto un alt (ah basta sono fuso) e poi me lo sono dato da me l’alt e con piedi contenti e testa in processione sono andata a nanna.
Beh al risveglio non ripenso subito al blog? Ci siamo, ci risiamo al laccio telematico, non è la prima volta, son recidiva ma per il blog è la première fois!
Il blog contenitore. Contenitore&contenuto. Ah la straordinaria metafora efficace eccome! Così in psicoanalisi come in cucina. Contenere Essere contenuti Autocontenersi. Tutti i modi son buoni questo è allettante, diverte, cattura coinvolge, appaga il narcisismo si spera quello sano, ma si sa il feedback, anche il ritorno risente dello spettro dell’intensità.. e siamo tutti a navigare. Necesse est ! che sia volto e rivolto ad un buon fine! Anche l’autoreferenzialità!

Ps: il pilotto, a Roma si usa dire fare il pilotto, per intendere un discorso lungo e noioso. Pilotto vuol dire anche. mestolino con beccuccio usato per cospargere sull'arrosto allo spiedo l'unto che si raccoglie nella ghiotta e pilottare o pillottare (sec XV etim. incerta) corrisponde appunto al versare a gocce sulla carne allo spiedo l'unto che si raccoglie dalla ghiotta con il pillotto. Interessante scovare il nesso, forse per via della lungaggine viene la noia?
(che c’entra il pilotto? per associazione mentale!)

domenica 25 novembre 2007

Emily Dickinson, (333)



Baccalà della luna piena







Occorrono:
800 gr. di baccalà già ammollato / 1 scalogno / salvia / 2 peperoncini piccanti freschi / 3 patate grosse / 2 uova / alcuni pomodorucci / fior di finocchio / pistacchi e noci / olio e.v. d’oliva / un po’ di vermouth bianco-

Lessare il baccalà per 10 minuti in acqua con pochissimo sale;
lessare le patate tagliate a tocchetti grossi per 10 minuti in acqua salata;
in una padella antiaderente far soffriggere lo scalogno con alcune foglioline di salvia e i peperoncini tagliati a rondelle, quindi unire il baccalà lessato, far insaporire per qualche minuto, versare il vermouth e far prosciugare;
aggiungere i pomodorucci tagliati in quattro , spargere in abbondanza il fior di finocchio e far cuocere per circa 15 minuti;
unire le patate e versare le uova battute e far rapprendere un po’;
trasferire il tutto in una teglia o pirofila da forno, a questo punto aggiungere i pistacchi e le noci sminuzzate;
in forno ventilato, a temperatura massima, per altri 10-15 minuti con l’accortezza di una botta di grill negli ultimi minuti.

NB:
piatto squisito, semplicemente, per il connubio di sapori, per le congiunte tecniche di cottura, per la caratteristica aromatica -
un’autoappunto: per evitare la bruciacchiatura dei pistacchi converrebbe aggiungerli alcuni minuti prima della fine della cottura in forno-
il fior di finocchio è ingrediente INDISPENSABILE- ha un primato nella mia cucina- necessita che sia di ottima qualità, purtroppo c’è una differenza abissale a seconda della raccolta e della provenienza: è il profumo intenso e inconfondibile a dimostrarlo-
ieri sera, dopo averlo preparato e degustato, mi chiedevo un’appropriata denominazione a questo baccalà così gustoso, scartavo tutti i nomi di default che la mente mi proponeva, i baccalao portoghesi, i baccalà abruzzesi con le patate, gli abusati connotati mediterranei e stavo per consolarmi con l’idea numerica degli ingredienti, non male “il baccalà dodici” poi, uscita in terrazza non ho avuto più dubbi:una luna piena in cielo contornata di nubi a coroncina e hic et nunc proprio quella sensazione lì estatica. Così il baccalà, il rustico mangiare, è diventato il baccalà della luna piena.

 
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