acuminate
grida delle rondini
a tarda sera
un vecchio haiku, uno dei miei più cari, dal lontano quattro luglio del duemila
nel cielo crepuscolare d'un giorno d'un mese d'incanto,
dalla finestra del ristorante Ugo a Castagneto Carducci, nel mentre che s'attende che atterrino sul tavolo pappardelle al colombaccio e lo stesso volatilone selvatico fatto al coccio -che c'ha pure i pallini di piombo!-
all'aria del crepuscolo carica di richiami,
come una falena triste e decisa,
soggiogata alla dodecafonia di rondini pazze urlatrici, ebbre di spazio e di felicità serale,
non posso non piegarmi, avvinta e vinta, al rapimento ancestrale..
ed è la mia infanzia a ricomparire, quella dei cieli d'Abruzzo nella terra dei miei passi bambini di quatrala, la terra di Michetti e di Francesco Paolo Tosti,
ed è la mia tristezza accennata, volta e votata all'usuale malinconico sentire -dolce irresistibile fardello che mi onoro d'accollarmi,
e sarà l'attesa acquolinante di quei mangiari tentatori,
e quel vino Zizzolo che vuol dire giaggiolo, che lì sul tavolo mi sta adescando,
una piccola semplice fitta di felicità che mi percorre il core,
c'è il video infine a mo' di traccia di quel momento,
cielo macchiato
di rondini ebbre arrese
a maggioincanto
27 maggio 2011
venerdì 27 maggio 2011
Un visibilio di rondini. Ebbre di spazio nel cielo di Castagneto Carducci al crepuscolo
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