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venerdì 5 marzo 2010

Torta alle mele. Una storia infinita. Un passaparola fra sorelle. Torta alle mele al sentore di limone con note zafferanate e rhummate






Ricetta della torta alle mele al sentore di limone con note zafferanate e rhummate


Prendo spunto da ricette su ricette di mia sorella, la quale con le torte di mele intrattiene frequentazione di assiduità e costanza nel tempo,

lei mi passa a volte le sue ricette con varianti pressoché infinite, il canovaccio è quello che prevede le mele poi ci si sbizzarrisce sopra, è il caso di metterci la ricotta nell’impasto, oppure il mascarpone, una volta il succo del limone e relative zeste come dice lei (io dico scorza o buccia!) talaltra il succo d’arancia oppure ambedue arancia e limone, poi ci sono le mezze misure (per me inconcepibili) tipo un limone e mezzo (perché non due? No ci vuole mezzo!) ,

tra sorelle è buffo perché sono le dissomiglianze ad avere la meglio!

quello che mi piace è che le sue ricette sono raccontate con dovizia descrittiva e ancor di più quando mette vicino al titolo il mio nome destinatario “per….”

sono felice delle ricette che mi passa, prendo volentieri spunto ed introduco varianti a modo mio!

ecco la mia versione di

Torta alle mele al sentore di limone con note zafferanate e rhummate

4 uova intere,
50 gr di strutto disciolto,
230 farina (metà 00 e metà manitoba)
160 gr di zucchero semolato,
1 limone e mezzo (succo e buccia) (ho fatto come dice lei!)
1 bustina e mezzo di lievito per dolci
1 bustina di zafferano in polvere,
rhum (4 cucchiai da tavola) in cui mettere a macerare 3 mele grandi a fette tonde
mirtilli neri secchi per decorazione
zucchero di canna integrale Panela


1) per prima cosa mettere a macerare le mele tagliate a fetet tonde in quattro cucchiai di rhum e un paio di cucchiai di zucchero semolato,

2) sciogliere lo zucchero nelle uova, lavorare di mestolo, aggiungere a filo lo strutto disciolto intiepidito, il succo del limone e la scorza grattugiata aerea al microplane, il rhum della macerazione delle mele, la bustina di zafferano, e le due farine setacciate assieme al lievito chimico,

3) versare metà di tale impasto in una teglia da 26 cm già imburrata e infarinata, adagiarvi uan parte delle fette di mele imbibite di rhum, versare il rimanente impasto (piccola nota esecutiva, aggiungere a questa quantità d’impasto rimasta ancora due cucchiai di rhum, che diluirà il tutto e sarà utile per assicurare una maggior copertura )

4) infine distribuire sulla superficie della torta le fette di mele e se abboccate all'impulso di riempire i vuoti come accade a me , distribuire dei mirtilli neri secchi in funzione decorativa,

5) circa le mele aggiungo che sono state tagliate a fette tonde, liberate dei semini e lasciate con la parte di torsolo di cui madre natura le ha provviste dal momento che la presenza minima di cellulosa non disturberà il boccone e l’effetto estetico di fiore con piccole cavità sarà assai gradevole a vedersi,

6) in forno già caldo, a 180° per 20’, quindi coprire con un foglio di alluminio e proseguire per altri 15-20 min, abbassando se occorre la temperatura del forno a 160°
inoltre a cottura inoltrata versare sulla superficie dello zucchero integrale Panela che creerà effetto cromatico e arricchirà di profumi e sali minerali il gusto di tutto il dolce.


sequenza della preparazione:












L’esito è di un'intrigante convivenza di profumi -il limone, il rhum, s'avverte la gradevolezza della mela morbida nell’impasto, si percepisce forse troppo l'aroma rilasciato dallo zafferano mentre ho verificato poca colorazione -avrei voluto più accentuato il giallo, lo zucchero grezzo Panela poi come sempre svolge alla grande il suo compito di cedere caratterizzazione aromatica e di sapore,

insomma a me tutto questo intreccio piace!


inserisco la citazione della torta alle mele al sapore del nocino quale mio personale contributo alla teoria delle torte di mele


martedì 2 marzo 2010

Cronaca di un "Dolcebuono", glassato all'arancia e con frutti canditi, in una sera di luna piena




nel mentre che questo dolcebuono



si avvampa in forno per trasformarsi così:





terribile attrazione emana dalla luna in cielo alle ore venti dell'ultimo di febbraio,

cerco di immortalarti luna cangiante che fai il minuetto con le nubi














faccio sosta dall'estasi lunare, adesso c'è da fare la glassatura,

paperella si mette in mezzo e pure i due coniglietti lignei, stufi di starsene lassù sulla madia atterrano sul tavolo mossi da curiosità:



















cronaca d'un dolcebuono allestito in una sera di luna piena, glassato all'arancia, subito squadrottato (i quadrotti già!) e rapidamente sparito, è buono no? facciamolo fuori! così funziona a casa mia, a meno che non si metta una scorta armata in cucina il dolcebuono presto presto ci fa ciao!


dettagliandoti caro ex dolcebuono:






l'ho nominato dolcebuono nella sua prima edizione, quando l'ho fatto coi fichi settembrini d'un generoso alberello di casa,

ispirazione venne da Eugenia che si rifaceva alla semplice& efficace ricetta di AldaM (da Altrotempo)

Artemisia Comina, l'ha rieditato farcendolo di marmellata,

ciascuna inserisce una variante, a me piace che la critica della varianti dalla biblioteca varchi la soglia della cucina!

stavolta ho seguito l'impulso di aromatizzarlo all'arancia, di fare la glassatura col succo d'arancia e di arricchirlo di pezzetti di frutta candita, ananas, lamponi (è bello l'effetto quando si taglia) e di mirtilli neri,

inoltre ho giocato con le farine, anche l'altra volta avevo sostituito metà dose della farina prevista con semola di grano duro (il semolino sì), stavolta i 200 gr. di farina occorrente li ho così riuniti: 100 gr. di farina 00, 50 gr di farina di riso (che dà a mio avviso una friabilità croccante) e 50 gr. di farina di farro che rusticizza con raffinatezza integrale però!

ecco appunto la ricetta ultima:

3 uova (che ho inteso lavorare separando rossi e bianchi, pensando alla procedura del pan di spagna, ma forse non è necessario);

150 gr di zucchero semolato (me n'è scappato 160);

100 gr di olio d'oliva ottimo (il mio da Bolgheri);

200 di farina (tre tipi come ho già detto);

la buccia di un'arancia,

una bustina di lievito (anche se è prevista metà, riflettevo però sul fatto che i 16 gr del contenuto sono cmq indicati per 3 uova)

in forno già preriscaldato, a 180° per 30' (sono stati sufficienti con la modalità ventilato);

la glassa all'arancia:

100 gr di zucchero a velo che sono diventati quasi 200 dal momento che avevo messo troppo succo (occorre procedere cauti col liquido) (i 100 gr previsti però mi sembrano non sufficienti ad ottenere uno strato consistente), il succo va colato e per la quantità bisogna regolarsi ad occhio.


nota di decorazione: avevo sul tavolo un ikebana di foglie rosse lucide per cui..


martedì 26 gennaio 2010

Spaghetti "Cocco" al sale dell'acciuga e al dolce di uvetta e mela









le acciughe sottosale prese al mio banco di fiducia al mercato coperto di San Lorenzo, dai Panichi, babbo&figlio, loro Giuliano&Mirko,

gli spaghetti del Cav. Giuseppe Cocco,

uvette verdi di uva San Colombano,

mela fuji a tocchetti

olio extravergine d'oliva "Princi" da Bolgheri.



L'ensemble vuole accostare sapori opposti in una possibile concordanza. A me è piaciuto.

domenica 8 novembre 2009

Muffins gialli con gemme rosse e senso di anice, pensando alla polenta che scomoda Amor




la ricetta:

3 uova intere,
140 gr di miele d'acacia,
50 gr di olio e.v.o.,
50 gr di succo crudo di zucca,
30 gr di succo crudo di patata,
150 gr di farina di mais,
60 gr. di amido di mais,
40 gr di lamponi secchi,
tre pizzichi di anice piccolo verde,
una bustina di lievito per dolci

per guarnire: alcune ballotte, private con santa pazienza della buccia e della pellicina e messe a bagno nel cognac Martell e nello zucchero grezzo integrale Panela

non starò a descrivere il procedimento che è sempre solitamente deducibile ma sottolineare alcuni elementi:

la presenza insolita di due succhi crudi, quello di zucca e quello di patata, avendoli a disposizione, frutto della spremitura di zucca e patata utilizzate per il tortino di zucca, mi balena l'idea di usarli al posto del latte e l'invenzione funziona,

la farina gialla non è quella cosiddetta fioretto ché non l'avevo né si trova dietro l'angolo, ma quella istantanea de Il molino di Ferro di Vedelago -Tv- di cui penso un gran bene, e la percezione di granulosità a me non dispiace mai,

il senso di anice è fondamentale, in assenza dei semini nulla vieta di ripiegare sul senso di Sambuca, il liquore almeno quello ci vuole,

la scelta dei lamponi oltre all'insita prelibatezza è necessaria per l'impronta pittorica altrimenti il titolo che annuncia le gemme rosse non avrebbe ragione d'essere,

le ballotte messe ad impregnarsi nel cognac invecchiato e ad addolcirsi col prezioso profumato zucchero Panela sono un degno sostituto decorativo stagionale a mo' di ciliegina 'n coppa,

è glutine esente quindi tutte le ninettedelmondo potranno mangiarne liberamente et pas des problemes,

la gialla rusticità della farina di mais mi ricorda il dolce giallo, che gialleggia in ogni stagione nelle vetrine della pasticceria Scudieri dirimpettatia al Battistero di Firenze- che porta nel nome Amor Polenta un reale tentativo di connubio di Alto e basso (prima o poi mi cimenterò con la polenta che scomoda Amor),


questi adesso sono i muffins gialli:















 
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