l'assortimento di paste:
è da tanto che volevo dedicare un commento all'istituzione che Pegna rappresenta nel novero dei vecchi negozi di generi alimentari d’altro stampo.
Quelli di un certo livello si contano sulle dita di una sola mano, c’era una volta il mitico Calderai di cui resta solo l’insegna e impraticabili cenci in luogo di quelle buone delizie.
All’interno del mercato centrale ne troneggiano due di grande spessore:
il Baroni (ex Oculisti) oggi divenuto quasi un’appendice di Fauchon per il privilegio accordato alla presenza dei formaggi francesi,
e il buon Perini che fa bella mostra di squisitezze nostrali.
Torniamo al vecchio Pegna, le insegne dicono di drogheria, salumeria, mesticheria e prodotti chimici.
Il negozio si trova in via dello Studio a ridosso laterale del Duomo.
Ha il suo fascino, lo stile d’autrefois.
Il suo cliente è notevolmente al di sopra dei 40 anni e dentro non ci troverai nemmeno per sbaglio un adolescente, o un venti-trentenne.
I prezzi sono notevolmente alti e si luogheggia comunemente che è preliminare un passaggio in banca per un piccolo finanziamento prima di varcare quella soglia.
A me piace ma è giusto che vi dica che girellando all’interno si prova un certo sgomento per via della desertificazione di presenza umana, ci sono i commessi in gabbanella compunti e intristiti e uno due se c’è folla tre clienti. Aleggia insomma una rarefazione, una teatralità bechettiana, un protagonismo avulso dalla vita pulsante e questo sentimento non va a in direzione di una dinamicità o di un’allegria o di una giovialità della vita. In fondo non è un buon segno.
Ci sono le gourmandises de Fauchon,e innumerevoli alimenti di nicchia ma un vialone nano di Cipriani ad un prezzo di tre quattro volte in più di un altro buon simil riso se ne resta intonso nello scaffale.
Necesse constatare che la buona e alta borghesia fiorentina se ne va alla Coop alla Conad all’Esselunga e persino al discount!
La sfilza di foto vuol comunque essere un omaggio a questo tempio dell’alta gastronomia.
Alla fine prendo una farina di castagne biologica, un sacchetto di zenzero candito ed uno di mango, però non hanno il pepe di Sichuan! Ahi ahi! è un poco scocciante considerato che ogni negozietto orientale né fa bella mostra!
Quelli di un certo livello si contano sulle dita di una sola mano, c’era una volta il mitico Calderai di cui resta solo l’insegna e impraticabili cenci in luogo di quelle buone delizie.
All’interno del mercato centrale ne troneggiano due di grande spessore:
il Baroni (ex Oculisti) oggi divenuto quasi un’appendice di Fauchon per il privilegio accordato alla presenza dei formaggi francesi,
e il buon Perini che fa bella mostra di squisitezze nostrali.
Torniamo al vecchio Pegna, le insegne dicono di drogheria, salumeria, mesticheria e prodotti chimici.
Il negozio si trova in via dello Studio a ridosso laterale del Duomo.
Ha il suo fascino, lo stile d’autrefois.
Il suo cliente è notevolmente al di sopra dei 40 anni e dentro non ci troverai nemmeno per sbaglio un adolescente, o un venti-trentenne.
I prezzi sono notevolmente alti e si luogheggia comunemente che è preliminare un passaggio in banca per un piccolo finanziamento prima di varcare quella soglia.
A me piace ma è giusto che vi dica che girellando all’interno si prova un certo sgomento per via della desertificazione di presenza umana, ci sono i commessi in gabbanella compunti e intristiti e uno due se c’è folla tre clienti. Aleggia insomma una rarefazione, una teatralità bechettiana, un protagonismo avulso dalla vita pulsante e questo sentimento non va a in direzione di una dinamicità o di un’allegria o di una giovialità della vita. In fondo non è un buon segno.
Ci sono le gourmandises de Fauchon,e innumerevoli alimenti di nicchia ma un vialone nano di Cipriani ad un prezzo di tre quattro volte in più di un altro buon simil riso se ne resta intonso nello scaffale.
Necesse constatare che la buona e alta borghesia fiorentina se ne va alla Coop alla Conad all’Esselunga e persino al discount!
La sfilza di foto vuol comunque essere un omaggio a questo tempio dell’alta gastronomia.
Alla fine prendo una farina di castagne biologica, un sacchetto di zenzero candito ed uno di mango, però non hanno il pepe di Sichuan! Ahi ahi! è un poco scocciante considerato che ogni negozietto orientale né fa bella mostra!
12 commenti:
Che forza, che sei! Hai fatto un vero e proprio reportage! Sono d'accordo con te...è svilente che degli appassionati di cucina e di buona tavola come noi, che vogliamo perpetuare le buone abitudini culinarie della nostra terra, dobbiamo pagare dei prezzi esorbitanti per ciò che magari, fino a qualche decennio fa, era considerato cibo povero, o comunque "autoctono",( notato il prezzo delle castagne? ) e invece con pochi euro ci portiamo via prelibatezze esotiche e aliene stramberie mangerecce! Un abbraccio :-)
romy andava detto che lì circola poca vita, cio non toglie che può essere attraente andarvi per il miracolo di assenza di frastuono e di far riposare le orecchie!
si sentono i propri passi e le occhiate discrete perlustranti dei commessi!
cmq la mia filosofia è per la frequentazione di posti disparati diversi e opposti!
mangiare un panino dal trippaio e l'eccelso ristorante
questo piccolo gioiello è come un inno del buongustaio..si ci sono altri negozi così , dove prima di entrare bisogna andare in banca ...ci compriamo il pane , come quello di una volta , gigantesche forme da tagliare a fette , sempre buono e saporito con l'olio sopra...
L'omaggio è meritato per varietà e quantità, una gioia per gli occhi. ma quant'è triste quello spazio vacante e quant'è triste pensare al suo significato.
caty quel pane che dici tu è il pane!
aiuola,
sì hai colto spazio vacante! fa tristezza ma puta caso si riempisse..
ebbene, ci precipeteremo appena a Firenze, così facciamo ammuina (e comperiamo qualcosa). Grazie dell'indirizzo, che mi mancava.
notare però che anche Hediard e Fauchon non erano rigurgitanti, il we prima di Natale.. tempi duri.
altra nota: da Hediard, che ne aveva, sono diminuite le spezie; suppongo che abbiano ceduto il passo ai negozi esotici, che ne straripano. Più investimento su confezioni di questo e di quello.
Ciao Papavero, è tanto che non andavo da Pegna, così girovagando tra le tue foto è come se ci fossi stato. Sorvolo sui ricarichi, perché in Firenze down-town i costi le conosciamo e mentre non fà notizia un jeans ,magari made in asia, griffato ippicamente a euro 1000, un chilo di pasta a 10 euro e passa fa pensare.
Molte volte ho affrontato il discorso prezzi. E' da considerarsi costoso un pezzetto di Bettelmatt a più di 37/Kg ? o 500gr di farina di granturco 4,50 ?
Mi piace conoscere direttamente le persone con cui ho rapporti mercantili e vi posso assicurare spesso quando stringi la mano ad un produttore è come si ti attaccassi un presa USB. Attraverso la stretta ti arrivano tutte le informazioni della fatica, il difficoltà, qualche volta i sacrifici che occorrono per produrre un prodotto. E allora non chiedo mai il prezzo. Mi gratifica dare continuità al lavoro di persone che lo eseguono in condizioni estreme e ancor più gratificante è consumare il prodotto consapevole dell'unicità dello stesso.
Che postone !! scusa il dilungarmi a presto Maurizio
Ciao! Come adoro queste antiche drogherie che tra amiche chiamiamo "oreficerie" proprio per via prezzi "alti" come dici tu.
Ma solitamente si acquistano delle prelibatezze, delle vere sciccherie per il palato!
Scorrendo le foto di questo tuo post, mi è venuta fame e voglia di andarci, ma in un posto si riesce a scegliere?
:-) ciao L.
artemisia, la prochaine merita un salto!
maurizio, la ricerca la qualità la unicità dei prodotti hanno un costo e un valore che sono disposta a pagare (non sono il tipo che fa storie) però la stessa qualità di pasta meglio dove costa meno:))
grazie del passaggio e a presto!
fastidiosa ciao!per fare un esempio l'angolo delle cioccolate si guarda si spulcia e qualcosa resta attaccato alle mani:)
grazie Laura
pensa che nel trambusto di questi giorni quasi quasi mi perdevo questo post, memorabile.
Grazie per aver ricordato calderai, un altro luogo soppiantato dai venditori di stracci. Com'era affascinante quel entrare, sentire quei profumi, i personaggi che lo frequentavano.
E vogliamo commemorare anche l'antico forno Balboni e Muller?
sono anch'io d'accordo e firmerei mille petizioni per la sopravvivenza di questi indirizzi che purtroppo a Firenze stanno andando in estinzione, soppiantate da altre logiche. Non so quanto condivisibili, però la legge del mercato prevale sempre.
grazie comunque grazie davvero per queste immaginin e le tue riflessioni
ciao
marg
Parole sante! Secondo me, mangiando sempre cose diverse, disparate, spaziando tra cibi semplici e cibi elaborati, piatti della tradizione italiana ed altri che ne sono lontani, possiamo anche crescere molto come persone! Baci :-)
marguerite,
firenze meriterebbe molta attenzione in più dai suoi amministratori, quel dommage!
il balboni muller ne ho solo sentito parlare ma anche lì è rimasta l'insegna,
a presto carissima!
romy,
battitrici libere ecco!
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